L’organizzazione operava ai danni dell’azienda sanitaria dell’Alto Adige negli appalti di forniture sanitarie. Quaranta i capi di imputazione complessivamente contestati

Arresti domiciliari per sette persone e divieto di contrattare con la Pubblica Amministrazione per due società con sede rispettivamente a Roma e Trapani. Farebbero parte di una presunta organizzazione che operava ai danni dell’azienda sanitaria dell’Alto Adige negli appalti di forniture sanitarie. E’ quanto emerso da un’indagine avviata nel 2016 dalla Procura di Trento, in collaborazione con i Carabinieri del Noe e della squadra mobile della polizia.

I capi di imputazione contestati sono 40. Tra questi figurano la rivelazione del segreto d’ufficio, la turbata libertà degli incanti, la frode in pubbliche forniture e la corruzione aggravata. Le misure cautelari sono state eseguite in Trentino Alto Adige, Lazio, Emilia Romagna e Lombardia.

L’organizzazione, in base a quanto scoperto dagli inquirenti, aveva società intestate a prestanome e imprenditori specializzati nella commercializzazione di materiale sanitario. Con la presunta connivenza di alcuni dipendenti dell’Azienda sanitaria, riusciva a gestire e pilotare le forniture di ricambi elettromedicali e di altri materiali.

Secondo l’accusa i dipendenti dell’Asl avrebbero inviato alle due società di comodo le offerte economiche ricevute dalle ditte invitate a partecipare alle gare. Il tutto tramite un imprenditore trentino.

In tal modo le due aziende potevano offrire una cifra più bassa rispetto ai concorrenti e aggiudicarsi la commessa.

Peraltro, il più delle volte le società in questione non avrebbero neppure consegnato il materiale richiesto, o lo avrebbero consegnato in misura minore rispetto all’offerta. Così facendo massimizzavano i propri profitti ai danni della sanità altoatesina.

I referenti dell’Azienda sanitaria erano destinatari di gran parte dei profitti derivati dai reati, mentre il resto del denaro era destinato alle ditte aggiudicatarie e all’imprenditore trentino. Quest’ultimo è stato fermato dagli investigatori al rientro da Roma con in tasca una delle tangenti che sarebbero poi servite a pilotare un appalto.

Nel corso delle attività sono state effettuate numerose perquisizioni che hanno consentito il rinvenimento di copioso materiale documentale, ora al vaglio per il prosieguo delle indagini. Gli arrestati, al termine delle formalità di rito, sono stati tradotti nelle proprie abitazioni a disposizione dell’autorità giudiziaria, con il divieto di comunicare con l’esterno.

 

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