Per la vicenda di una bimba morta in sala parto, l’accusa ha chiesto la condanna a un anno ciascuno per i quattro sanitari coinvolti: due ginecologi e due ostetriche.

Una drammatica vicenda che è anche un presunto caso di malasanità, quello della bimba morta in sala parto, all’ospedale di Tarquinia, il 30 giugno 2012.

Per questo decesso sospetto, ora, l’accusa ha chiesto un anno a testa per i quattro sanitari coinvolti. Si tratta di due ginecologi e due ostetriche, ritenuti responsabili del decesso della piccola.

Il processo, giunto alle sue fasi finali a Civitavecchia, vede coinvolta la famiglia della piccola Viola. La neonata, figlia di una coppia di Vetralla, era infatti sopravvissuta solo sette ore alla nascita, avvenuta il 30 giugno 2012 all’ospedale di Tarquinia.

Ascoltati dai giudici, i genitori – assistiti dagli avvocati Paolo Delle Monache e Claudia Polacchi – nel 2015 avevano reso una drammatica e dolorosa testimonianza di quel giorno.

Particolarmente toccante quanto affermato dalla madre della bimba morta in sala parto.

“Me l’hanno fatta tenere in braccio qualche minuto dopo morta – ha raccontato la donna, costituitasi parte civile col marito – non aveva pianto, ma non ci dicevano cosa avesse, poi ci hanno proposto l’autopsia, ma non avevano nemmeno avvisato la procura, ci siamo andati noi”.

La figlia era stata molto attesa dalla coppia, ma soprattutto la gravidanza era andata avanti senza alcuna complicazione. E questo nonostante i 41 anni della donna.

“Eravamo felici, sereni, contenti che fosse giunto il momento. La gravidanza perfetta, la bimba sana – aggiunge la donna – sono andata a partorire piena di fiducia”.

Ma il giorno della nascita, mentre tutto sembrava andare per il meglio, qualcosa è accaduto.

“È venuto il medico alle 8 e ha detto ‘signora, ma che bel travaglio che sta facendo’. Il seguito è stato un fulmine a ciel sereno”, conclude la donna.

Dopo due ore la bimba è deceduta. Secondo l’accusa, infatti, con un parto cesareo si sarebbe evitata la tragedia. La neonata mostrava segni di sofferenza, e pare che i quattro sanitari abbiano atteso troppo prima di decidere di estrarre la neonata con la ventosa. La piccola aveva infatti il cordone ombelicale stretto attorno al collo.

Per l’accusa, dunque, se i medici avessero visto i segni di sofferenza fetale, Viola sarebbe ancora viva.

Saranno i giudici di Civitavecchia, adesso, ad accertare eventuali responsabilità dei quattro sanitari coinvolti.

 

 

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