È boom dei medici in pensione, situazione che coinvolge soprattutto i medici di famiglia e preoccupa: le nuove leve potrebbero non essere abbastanza

C’è un boom dei medici in pensione, soprattutto quelli di medicina generale, nella Regione Piemonte. Una situazione che si allarga a macchia d’olio sul territorio e che, secondo le stime, coinvolge 8 medici su 10.
Il boom dei medici in pensione potrebbe creare però dei problemi. Il turnover, infatti, potrebbe non essere sufficiente a coprire le assenze di chi va in pensione.

Uno studio è stato commissionato dalla loro federazione, la Fimmg, e i primi risultati dicono che fra il 2016 e il 2032 andranno a riposo 2.600 dottori sui 3.300 attualmente in servizio.

Numeri che preoccupano, perché molti pazienti potrebbero rimanere “scoperti”. Si tratterebbe, infatti di almeno 850mila persone in tutta la Regione.
Pazienti che dopo dovranno scegliere un altro nome dall’elenco dei medici disponibili. Soltanto quest’anno andranno in pensione almeno cento dottori.
Il problema è serio, soprattutto in un contesto in cui la popolazione piemontese continua a invecchiare e ad assumere sempre più un “profilo sanitario pluripatologico”.
Non solo. Il flusso continuo di uscite costringerà i piemontesi a cambiare medico, e sembra proprio che la data in cui il numero dei medici sarà “negativa” è molto vicina: si parla del 2020.

In quell’anno, in base alle previsioni, non sarà garantito il rapporto standard ottimale che vuole un medico ogni 1500 pazienti.

Certo, ci sono graduatorie cui attingere per il ricambio – in Piemonte nell’elenco sono presenti 1200 medici – ma la Fimmg ritiene che in ogni caso non siano sufficienti.
“Una ricerca recente realizzata dalla Federazione sulle risorse umane nella medicina generale – afferma il presidente dell’Ordine dei medici, Guido Giustetto – registra che soltanto il 40 per cento dei medici inseriti nella lista è disponibile ad accedere alla professione. Tutti gli altri, per diversi motivi, non lo sono”.
Per questo il segretario regionale della Fimmg, Roberto Venesia, chiede maggiore formazione. Inoltre, c’è l’auspicio che, contro il boom dei medici in pensione, la Regione finanzi altre borse di studio.
“Considerati numeri così preoccupanti – dice Venesia – ci aspettiamo che il Piemonte attivi dieci borse di studio per la medicina generale, così come è stato fatto nei mesi scorsi per gli specializzandi”.

E a livello nazionale com’è la situazione?

I dati della Federazione degli Ordini dei medici confermano che la tendenza è diffusa. Per Giustetto le conseguenze “si vedono sul rinnovamento e sull’approccio alla professione e la disponibilità a cambiare le vecchie abitudini. Penso ad esempio all’innovazione delle case della salute. Non vedo in generale grande entusiasmo ad accelerare e questo ha certamente qualcosa a che fare con l’anagrafe”.
Per il momento, comunque, non si registrano particolari disagi. I medici di solito comunicano la data della cessata attività almeno un mese prima.
“Finora tutto regolare – chiosa il direttore generale dell’Asl unica torinese Valerio Alberti – le lettere sono partite con buon anticipo, il servizio sul web funziona e a fine anno non dovrebbero esserci problemi”.
 
 
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