Decreto Appropriatezza, l’Ordine dei medici di Milano ricorre al Tar

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Secondo l’Ordine, il Ministero ha confuso “il concetto di appropriatezza dell’attività prescrittiva con quello dell’economicità delle prescrizioni nell’ambito del Servizio sanitario nazionale”. E intanto la Fnomceo delinea le priorità da rispettare nella circolare esplicativa per i medici

Ricorso al Tar del Lazio per l’Ordine dei medici di Milano contro il decreto appropriatezza; al provvedimento si contesta: “violazione e falsa applicazione della Costituzione, del codice deontologico medico, della legge di istituzione del Servizio sanitario nazionale, della legge 7 agosto 1990. A questi si aggiungono il difetto d’istruttoria e l’eccesso di potere, l’ingiustizia manifesta, l’irragionevolezza e l’illogicità manifeste, il perseguimento di fini diversi da quelli previsti dalla legge”.

A chiarirne le intenzioni è Roberto Carlo Rossi, presidente dell’Ordine milanese: “Il ministero, a nostro convinto parere, ha esercitato il potere per finalità differenti dall’appropriatezza intesa quale appendice del diritto alla salute, confondendo il concetto di appropriatezza dell’attività prescrittiva con quello dell’economicità delle prescrizioni nell’ambito del Servizio sanitario nazionale. Io, come presidente di Ordine, non posso che essere fortemente favorevole all’appropriatezza prescrittiva e al buon uso delle risorse disponibili. Ma quelli del Decreto sembrano solo tagli indiscriminati”.

A redigere l’atto è stato l’avvocato Gennaro Messuti; nel testo da lui preparato si evince che:”L’aspetto negativo più evidente consiste nella estrema genericità del decreto, che non consente una valutazione a priori certa e precisa di quelle che sono le ‘condizioni di erogabilità’, ovvero le ‘indicazioni di appropriatezza prescrittiva’, definite con valutazioni non professionali e che espongono il medico, qualora a posteriori venga ritenuto un ‘comportamento prescrittivo non conforme alle condizioni e alle indicazioni di cui al decreto ministeriale’, a subire provvedimenti sanzionatori quali la riduzione del trattamento economico accessorio ovvero delle quote variabili”.

È anche per questo motivo che, nel ricorso si ricorda che “secondo la Corte dei Conti, per ‘appropriatezza’ si deve intendere che ‘a ogni patologia deve corrispondere esclusivamente una prescrizione, che risulti tale da indurre un miglioramento nelle condizioni di salute del paziente’. Tale indicazione contraddice il decreto ministeriale, in quanto l’esclusione degli esami è stata fatta non in relazione alla salute del paziente, ma alla tutela delle casse della sanità”.

Intanto, dopo il rinvio dello sciopero dei medici che era stato indetto per marzo, ancora non si conosce l’agenda precisa del tavolo di lavoro aperto tra Governo, Regioni e Fnomceo: il fine è proprio la riscrittura del decreto appropriatezza. La Federazione degli oridini medici, intanto, ha informato il Ministero della Salute circa le priorità che devono essere inserite nell’annunciata circolare che permetterà ai medici la gestione del decreto appropriatezza in questa fase transitoria n attesa della riscrittura e della revisione del provvedimento nei nuovi Lea.

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