La Procura ha stabilito di impugnare la scarcerazione dell’uomo che era stato denunciato dalla dottoressa violentata nella guardia medica

La Procura di Bari ha deciso: verrà impugnata la scarcerazione dell’uomo denunciato – ad avviso del Tribunale del Riesame “troppo tardi” – dalla dottoressa violentata nella guardia medica.
Un episodio che ha comprensibilmente creato indignazione e polemiche, e che riaccende i riflettori sul tema delle violenze sessuali e la tempestività delle denunce.
Sì, perché il nodo della vicenda sta proprio in questo.
I giudici del Riesame che hanno deciso di scarcerare Maurizio Zecca, 51enne di Acquaviva delle Fonti, denunciato dalla dottoressa violentata nella guardia medica, avevano ritenuto il reato di violenza sessuale improcedibile.
La ragione? La denuncia della professionista è arrivata dopo nove mesi.
L’uomo non si è reso colpevole solo di stupro, ma anche di minacce di morte, violenza privata e violazione di domicilio. Ci sarebbero anche questi reati fra le accuse, oltre allo stalking e alla violenza sessuale.

E sono questi reati che la Procura di Bari contesterà per fare restare in carcere l’uomo che avrebbe perseguitato per mesi e violentato una dottoressa della guardia medica e che, per una querela tardiva, ha ottenuto la scarcerazione e gli arresti domiciliari.

Si sta già preparando il ricorso contro la decisione del Tribunale del riesame per fare di tutto affinché Zecca rimanga in cella.
“Non siamo impazziti tanto da contestare un reato improcedibile perché denunciato troppo tardi. Stiamo predisponendo il ricorso”. A dirlo è il procuratore di Bari, Giuseppe Volpe. Che ha annunciato che la Procura ricorrerà contro la decisione del Riesame che ha disposto la scarcerazione sulla base dei termini previsti dalla legge.
Sulla vicenda è intervenuta anche la presidente della Camera, Laura Boldrini, che ha telefonato alla dottoressa.
Boldrini ha sostenuto che “in caso di violenza sessuale l’onere per la denuncia non possa ricadere soltanto sulla donna che ne è stata vittima, perché è traumatizzata”.
Inoltre, la presidente della Camera ha auspicato che “si intervenga sulle legge o che in questi casi si proceda d’ufficio”.
Il medico a settembre 2017 aveva denunciato sia lo stalking che la violenza (che sarebbe avvenuta in ambulatorio nel dicembre 2016) da parte di un paziente che l’aveva persino minacciata di morte facendo esplodere il palazzo in cui vive. Sono bastate poi poche settimane per giungere all’arresta di Zecca, accusato di violenza e stalking.

Il tribunale del riesame, però, accogliendo il ricorso del difensore ha disposto la scarcerazione.

Ha infatti ritenuto improcedibile il reato di violenza sessuale perché la denuncia è stata presentata tre mesi oltre il termine previsto.
Ed è proprio in merito a questo termine temporale e alla mancata possibilità di procedere d’ufficio per questo tipo di reati che si snoda la vicenda.
Un nodo che la Procura cercherà di sciogliere dimostrando che esiste una connessione tra la violenza e gli altri reati commessi e che sono invece perseguibili d’ufficio.
Da parte sua il legale di Zecca, l’avvocato Filippo Castellaneta, conferma che “la linea difensiva non muta. Siamo comunque tranquilli”. “Il mio cliente – ha affermato l’avvocato – è persona incensurata e nega, al di là degli aspetti procedurali, ogni condotta violenta a lui addebitata”.
 
 
 
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