Presentati importati risultati per l’impiego dell’ immunoterapia per la cura del tumore al rene e del tumore allo stomaco. 

Importanti novità nella cura dei tumori al rene e allo stomaco con l’immunoterapia. Due studi separati, presentati all’Esmo, dimostrano l’efficacia di questa tecnica per la cura del cancro.

Tumore al rene

Lo studio sul tumore al rene è il CheckMate -214 di fase III randomizzato, in aperto. Utilizzati in combinazione gli immunoterapici nivolumab e ipilimumab.
Coinvolti pazienti con tumore al rene avanzato o metastatico non trattati con chemioterapia.
I pazienti sono stati divisi in due gruppi. Al primo gruppo sono stati somministrati in combinazione nivolumab e ipilimumab. Al gruppo di controllo è stato, invece, somministrato sunitinib, che rappresenta lo standard di cura per questo tumore.
Tre gli obiettivi principali dello studio: la sopravvivenza libera da progressione, la sopravvivenza globale e il tasso di risposta obiettiva in una popolazione a rischio intermedio o sfavorevole.
I risultati hanno dimostrato una riduzione del 37% del rischio di morte rispetto allo standard di cura.
La combinazione di nivolumab e ipilimumab ha, inoltre, aumentato il tasso di risposta obiettiva portandolo dal 26,5 al 41,6%.
La sopravvivenza libera da progressione è stata di 11,6 mesi contro gli 8,4 mesi dei pazienti trattati con sunitinib.
“La disponibilità della combinazione di nivolumab e ipilimumab per il trattamento in prima linea della malattia metastatica potrebbe rappresentare un decisivo passo in avanti per la cura del tumore al rene”. Commenta così i riusati dello studio Giacomo Cartenì, direttore dell’Oncologia Medica dell’Ospedale Cardarelli di Napoli.

Tumore allo stomaco

Lo studio incentrato sul tumore allo stomaco è il KEYNOTE-059. Studio di fase II registrativo che prevede l’uso dell’immunoterapico pembrolizumab.
Il pembrolizumab stimola la capacità del sistema immunitario umano di riconoscere e attaccare le cellule tumorali, prevenendo lo sviluppo della malattia.
Coinvolti pazienti affetti da adenocarcinoma dello stomaco o della giunzione gastro-esofagea metastatico. I pazienti sono stati divisi in gruppi: pazienti già trattati con chemioterapia e pazienti mai trattati prima.
Risultati positivi in tutte le coorti studiate.
Nei pazienti trattati con chemioterapia il pembrolizumab ha mostrato in tutta la popolazione un tasso di risposta globale del 12%. Risposta globale del 16% nei pazienti con tumori PD-L1 positivi.
Nei pazienti non trattati prima, il pembrolizumab in combinazione con la chemioterapia ha dato una risposta globale del 60% in tutta la popolazione, e del 69% in quella con tumori PD-L1 positivi.
Nei pazienti naïve al trattamento con tumori PD-L1 positivi, pembrolizumab in monoterapia ha mostrato una risposta globale del 26%.
L’impiego dell’immunoterapia a base di pembrolizumab ha portato ad una riduzione significativa della massa tumorale.
“L’immunoterapia apre un’altra prospettiva che va ad integrarsi ai trattamenti che già utilizziamo. In alcuni sottogruppi di pazienti può portare benefici più duraturi rispetto a quelli a cui siamo abituati con le cure tradizionali”. Spiega Alfredo Falcone, direttore Oncologia Medica all’Università di Pisa.

Immunoterapia

L’immunoterapia è un metodo di cura che non agisce sulla malattia o sulle cause ma sul sistema immunitario del paziente che viene attivato e potenziato.
Una tecnica molto efficace nella cura del cancro perché questa malattia si sviluppa, cresce e metastatizza se il sistema immunitario é debole e non riesce quindi a contrastarne lo sviluppo.
Il sistema immunitario interviene contro il cancro in tre modi. Può reagire e distruggerlo. Creare uno stato di equilibrio con la malattia controllandone lo sviluppo. Infine, il sistema immunitario può non riconoscere le cellule tumorali che continuano a crescere con aggressività.
La cura del cancro attraverso l’immunoterapia si attua in tre diversi modi: vaccinazione, immunoterapia aspecifica, attiva o passiva.
La vaccinazione prevede l’uso di cellule tumorali prelevate dal paziente e trattate in laboratorio per renderle più immunogeniche prima del re- inoculo.
L’immunoterapia aspecifica consiste nell’iniettare sostanze che sono in grado di stimolare e attivare in modo non specifico il sistema immunitario.
L’immunoterapia attiva usa cellule del sistema immunitario. Quella passiva si basa sull’uso di anticorpi preparati in laboratorio.

Barbara Zampini

 

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