Alla base degli alti livelli retributivi la scarsità dell’offerta di medici generici a fronte di una sempre maggiore domanda dovuto all’evolversi del modello assistenziale
Negli Stati Uniti lo stipendio medio iniziale di un medico di famiglia varia, secondo i dati che emergono da un recente rapporto di una società specializzata nel reclutamento di personale sanitario, tra i 207mila e i 220mila dollari. Le cifre sono ancor più alte per gli specialisti; per fare alcuni esempi 250mila dollari per gli psichiatri, 321mila per i ginecologi, 444mila per i dermatologi, 471mila per gli urologi e 380mila per gli otorinolaringoiatri. Si tratta di retribuzione molto elevate se confrontate con quelle del nostro Paese, e che peraltro negli ultimi anni sono state spinte verso l’alto dalle numerose posizioni scoperte. I medici vengono contesi dagli ospedali e dai vari tipi di centri che erogano prestazioni sanitarie nel Paese.
E’ una caratteristica delle professioni liberali, in cui il trattamento economico è regolato dal rapporto tra domanda e offerta. “Il sistema Usa è molto privatistico, ha spiegato il Segretario nazionale Anaao Assomed, Costantino Troise, al sito dottnet – con un basso numero di medici. È chiaro che così gli stipendi tendono ad aumentare ma a scapito, bisogna dirlo, di premi assicurativi molto alti e di lunghi orari di lavoro”.
In passato i compensi erogati erano più dipendenti dalle prestazioni e il sistema prevedeva consistenti bonus per le effettive attività svolte che si affiancavano a stipendi relativamente più bassi. Oggi, invece, è una piccola percentuale di cittadini, in particolare gli anziani, a genera la maggior parte dei costi sanitari con la conseguenza che tra le specialità oggi maggiormente richieste negli Stati Uniti ci sono proprio i medici di medicina generale il cui livello retributivo di base quindi tende a crescere.
Il dato, secondo gli esperti, non deve destare stupore poiché sono proprio i medici di medicina generale quelli ad vere una visione completa della popolazione assistita e ad essere pertanto in grado di gestire non tanto una prestazione quanto un vero e proprio percorso assistenziale. Se ne stanno rendendo conto anche le compagnie assicurative statunitensi, che si stanno orientando in particolare verso la gestione delle cronicità e si sono rese conto dell’importanza di un professionista che si prenda carico del paziente e non venga pagato a singola prestazione.