Alla pediatra che aveva avuto in cura la bambina, morta a poco più di un anno dalla nascita, i familiari hanno chiesto un maxi risarcimento. Ecco cos’è avvenuto

È morta a 16 mesi per una infezione polmonare nel 2013. Adesso, la famiglia della bambina, residente a Perugia, ha avanzato la richiesta di un maxi risarcimento alla pediatra che ebbe in cura la bambina.

I genitori chiedono infatti 940 mila euro come risarcimento per la morte della loro figlioletta, deceduta dopo una febbre altissima e complicazioni respiratorie.

Ma ecco cos’era accaduto.

La bimba aveva oltre 40 di febbre quando la mamma, spaventata dai sintomi, aveva avvertito la pediatra per informarla.

Secondo il medico tutto si sarebbe risolto con la somministrazione di una tachipirina e di uno sciroppo. Nel pomeriggio dello stesso giorno, la famiglia ha portato la bambina a studio.

Qui le è stata prescritta una terapia antibiotica da seguire a base di amoxicillina (qualora la febbre non fosse scesa), cortisone e sciroppo.

Ma la bimba morta a 16 mesi per una infezione, la mattina seguente, aveva ancora febbre altissima, oltre a evidenti difficoltà respiratorie. Al punto che, una volta giunta in ospedale, era quasi esanime.

Ma prima di recarsi al nosocomio, la famiglia aveva nuovamente contattato la dottoressa, che non avrebbe ritenuto necessaria un’altra visita a distanza di così poco tempo dall’ultima effettuata.

Dopo il decesso della piccola, è scattata la denuncia dei familiari, poi approdata in sede penale e conclusasi con un’ archiviazione per la dottoressa.

Archiviazione che è giunta anche alla luce di una perizia tecnica, che non ha evidenziato condotte penalmente riferibili alla morte della bambina.

La difesa della pediatra ha insistito sulla correttezza suo operato e della imprevedibilità nell’evoluzione del quadro sintomatico della bimba.

Tuttavia la famiglia, dopo l’archiviazione in sede penale, in sede civile chiede ora ulteriori risposte.

I genitori, infatti, vogliono vederci chiaro e capire se la loro bambina potesse salvarsi.

Secondo la famiglia della bimba morta a 16 mesi per una infezione – rappresentata dall’avvocato Leonardo Brozzi – la dottoressa avrebbe dovuto approfondire la situazione.

La febbre, infatti, era molto alta per una bimba così piccola.

Per la famiglia, non sarebbe stato sufficiente prescrivere uno sciroppo e all’occorrenza un antibiotico di fronte a un quadro clinico di tale portata.

Non solo. I genitori capivano anche poco la lingua italiana e non erano stati consigliati ulteriori e approfonditi accertamenti nonostante una iperemia faringea riscontrata.

La famiglia, tramite il loro legale, ha quindi avanzato la richiesta di un maxi risarcimento di 940mila euro per il danno non patrimoniale patito da tutti i componenti.

Oltre a questo, in via istruttoria, ha avanzato anche la richiesta di una ctu medico legale al fine di valutare se la condotta del medico abbia rispettato le linee guida pediatriche.

O se, invece, se abbia determinato concrete perdite di chance di sopravvivenza della piccola paziente.

Si attende ora la decisione del giudice del tribunale civile.

 

 

Credi di essere vittima di un caso di errore medico? Scrivi per una consulenza gratuita a redazione@responsabilecivile.it o invia un sms, anche vocale, al numero WhatsApp 3927945623

 

 

 

Leggi anche:

INFEZIONE PERIPROTESICA, RISARCITI GLI EREDI DI UN PENSIONATO

- Annuncio pubblicitario -

1 commento

  1. L’iperemia faringea è presente nel 90%dei bimbi con febbre alta. Da quello che si legge nel vostro articolo la dottoressa si è cpmportata correttamente : se si ricoverassero tutti i bimbi con 40 di frbbre in un giorno le pediatrie italiane sarebbero sature .
    Citare un medico in penale è un comportamento tipico dei legali italiani per accellerare nel civile e questo è un malcostume che deve finire.

LASCIA UN COMMENTO O RACCONTACI LA TUA STORIA

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui