All’esame della Camera una proposta che mira a punire il saluto romano e il commercio di oggetti rievocativi del regime

Fino a due anni di reclusione per chi vende e distribuisce magliette, accendini, tazze e souvenir con simboli fascisti e nazifascisti o con la faccia del duce. E’ quanto prevede una proposta di legge presentata a fine 2015 e ora all’esame della Commissione Giustizia della Camera.
L’obiettivo è l’introduzione nel codice penale di un nuovo articolo (il n. 293bis) inerente il “reato di propaganda del regime fascista e nazifascista”. Si tratterebbe di una fattispecie autonoma di reato introdotta per punire “chiunque propagandi le immagini o i contenuti propri del partito fascista o del partito nazionalsocialista tedesco, ovvero delle relative ideologie”.
Il ddl si riferisce a “tutta la complessa attività commerciale che ruota intorno alla vendita e al commercio di gadget o altri oggetti che riproducono immagini, simboli o slogan esplicitamente rievocativi dell’ideologia del regime fascista o nazifascista.
Il testo, inoltre, prevede la rubricazione come reato del saluto romano. Nonostante la giurisprudenza della Cassazione, infatti, chiarisca che tale gesto sia già punibile in base alla normativa vigente, non mancano i casi in cui il fatto non è stato considerato tale costituire reato.
Il provvedimento è composto da un unico articolo che prevede la reclusione da sei mesi a due anni per “chiunque propaganda le immagini o i contenuti propri del partito fascista o del partito nazionalsocialista tedesco, ovvero delle relative ideologie, anche solo attraverso la produzione, distribuzione, diffusione o vendita di beni raffiguranti persone, immagini o simboli a essi chiaramente riferiti, ovvero ne richiama pubblicamente la simbologia o la gestualità”.
Il secondo comma stabilisce inoltre l’aggravante, con pena aumentata di un terzo “se il fatto è commesso attraverso strumenti telematici o informatici”. Oltre che per garantire un’applicazione inequivocabile della normativa, infatti, la proposta di legge vuole aggiornare la disciplina del reato anche alla luce della loro potenziale diffusione grazie ai moderni mezzi di comunicazione.
Quello presentato in Parlamento non è il primo tentativo volto a punire la prassi di vendere e diffondere souvenir con i simboli fascisti e nazifascisti; a livello regionale, la scorsa estate, l’Emilia Romagna, aveva votato una risoluzione per estendere il reato di apologia del fascismo anche “alla vendita e diffusione di gadget con immagini del regime fascista e nazista”.
Il provvedimento, che conteneva la richiesta alla giunta regionale di attivarsi nelle sedi opportune per inserire nel codice penale (all’interno del reato di apologia) una norma che consentisse la repressione dei reati legati alla “riproduzione di atti, linguaggi e simboli del nazifascismo, aveva incontrato resistenze in quanto andava a penalizzare l’attività dei commercianti e potenzialmente era in grado di compromettere anche “il commercio dei cimeli e delle pubblicazioni dell’epoca fascista nei mercatini di antiquariato”.

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