Rogo di Pomezia, resta il divieto di raccolta, vendita e consumo di ortofrutta a 5km dalla Ecox ma riaprono le scuole

Continua a destare apprensione il rogo di Pomezia che si è verificato nei giorni scorsi nella ditta di stoccaggio di rifiuti EcoX sulla Via Pontina. E’ rientrato l’allarme per inquinamento da fibre di amianto ma resta l’allerta per la diffusione di diossine e particolati.
I dati finora disponibili relativi ai valori dei PM10, delle diossine, degli IPA e dei PCB si riferiscono alle rilevazioni effettuate dal 5 al 10 maggio in un raggio di 100/200 mt dalla struttura. Nonostante ci sia una progressiva diminuzione della concentrazione delle polveri sottili – testimoniata anche dalla colorazione dei filtri che passa dal nero dei primi giorni al grigio, «analoga a quella normalmente presente in condizioni non emergenziali» – restano alti i valori delle diossine e dei particolati sprigionatesi a seguito del rogo.
Nella giornata dell’incendio i PM10 sono 130 μg/m3 (microgrammi per metro cubo) per scendere a 23 nell’ultima rilevazione rientrando nei «valori caratteristici stagionali» al di sotto del limite giornaliero di 50 μg/m3 previsti dal D.Lgs 155/2010. Il valore più alto registrato si ha domenica 7 pari a 373 μg/m3 poiché le fiamme basse mantenevano «le polveri nelle immediate vicinanze dell’incendio» spiegano i tecnici dell’Arpa Lazio. Molto alte anche le diossine e i furani pari a 77,5 pg/m3 (pico grammi per metro cubo) rispetto al valore normale che è 0,1, dato giustificato dalla portata dell’incendio e dal materiale combusto. Gli Idrocarburi rilevati (benzo(a)pirene), hanno un valore di 9,1 ng/m3 (nanogrammi per metro cubo) rispetto al valore limite annuale pari a 1,0 ng/m3. Anche i PCB (policlorobifenili) hanno un valore molto elevato 394 pg/m3 rispetto a quello normalmente rilevato. L’area contaminata da queste sostanze secondo l’Arpa è da contenersi entro un raggio di soli 5 Km dal rogo di Pomezia.
Le autorità sanitarie sottolineano comunque che non sussiste un reale problema di intossicazione in quanto agli ospedali di Albano e Pomezia non si sono registrati accessi, mentre nella Casa di Cura Sant’Anna i 13 pazienti visitati nei primi due giorni lamentavano «lieve faringodinia con modesta cefalea o bruciore agli occhi». Sintomi iniziali non duraturi che per questo non destano preoccupazione.
Nell’area di rischio delimitata sono state effettuate anche analisi su vegetali a foglia destinati al consumo umano e/o animali condotti dall’istituto Zooprofilattico Sperimentale. In uno solo dei 5 campioni, specificatamente sull’orzo da campo prelevato nelle immediate vicinanze della struttura, è stata registrata la presenza di diossine per un valore di 0,47 rispetto al valore normale di 0,3. Sui vegetali raccolti fuori dalle immediate vicinanze del rogo non si registrano valori al di sopra dei termini di legge, in uno di questi campioni si è addirittura al di sotto della media normalmente registrata.
Anche il Car (Centro Agroalimentare di Roma) ha disposto dei controlli a campione sui prodotti ortofrutticoli per registrare l’eventuale presenza di residui di diossina oltre i livelli di guardia. Il direttore generale Fabio Massimo Pallottini dichiara che i controlli sono stati inoltre predisposti per «verificare i livelli di concentrazione dei “furani” o “PCDF” (i residui di combustione dei processi industriali come ceneri dei forni dei rifiuti), sugli ortaggi in generale. Misure preventive adottate per garantire ai consumatori la salubrità dei prodotti commercializzati.
Predisposti controlli sulla qualità dell’aria e sui prodotti ortofrutticoli oltre a quelli caseari anche nel territorio di Roma Sud, come sottolineato dal Sindaco Virginia Raggi a colloquio con il Sindaco di Pomezia Fabio Fucci.
Nonostante i dati per i prodotti ortofrutticoli si debbano considerare piuttosto rassicuranti valgono ancora le disposizioni del Comune di Pomezia che vieta nel raggio di 5 Km dal rogo la raccolta, la vendita e il consumo di materiali ortofrutticoli, il pascolo degli animali, l’utilizzo di foraggi provenienti dall’area e il razzolamento di animali da cortile. Si raccomanda inoltre il lavaggio esclusivamente con acqua delle superfici esterne ed oggetto di accumulo di polveri evitando getti che possano rimettere in circolo le medesime, nonché la sostituzione/manutenzione dei filtri e il lavaggio delle condotte degli impianti di condizionamento o areazione forzata.
Il Sindaco Fucci predispone inoltre la riapertura di tutte le scuole visti i dati sanitari rassicuranti e il completamento delle operazioni di pulizia straordinaria, predisposte dal primo cittadino in via precauzionale dopo il rogo.
La Coldiretti alla luce dei dati incoraggianti chiede di «rimuovere il divieto di raccolta degli ortaggi e di pascolo degli animali che sta provocando gravi perdite agli incolpevoli agricoltori e agli allevatori» delle 150 aziende insediate nei 4.000 ettari delimitati dalla fascia di interdizione dei 5 km dalla Ecox. “Abbiamo [inoltre] chiesto alla Regione Lazio di attivare un tavolo istituzionale dove procedere alla prima quantificazione dei danni da mancato reddito per indennizzare le imprese. Non è pensabile – aggiunge il direttore della Coldiretti del Lazio, Aldo Mattia – che sia il sistema agricolo locale a dover pagare le conseguenze di un disastro la cui origine va ricercata altrove”.
E’ in corso un’inchiesta per appurare le cause del rogo e la legittimità dell’attività svolta, le accuse sono incendio colposo e inquinamento ambientale colposo. Pur non verificata la natura dolosa dell’incendio, divampato all’esterno dei capannoni, si sono però accertate alcune mancanze della EcoX che non avrebbe un impianto antincendio rispondente ai canoni normativi e neppure il certificato antincendio.

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