J&J condannata in America a un risarcimento milionario. A «Responsabile Civile» l’esperto rassicura: «da noi nessun pericolo».

La multinazionale americana Johnson&Johnson è stata condannata a un maxi risarcimento nei confronti della famiglia di Jackie Fox. La donna, morta a 62 anni dopo che le era stato diagnosticato solo due anni prima un carcinoma ovarico, aveva intentato una causa civile contro l’azienda sostenendo che a determinare l’insorgenza del tumore fosse stato l’utilizzo prolungato di due prodotti della J&J (“Baby Powder” e “Shower to Shower”) a base di talco.

Al termine del processo, durato tre settimane, la giuria ha stabilito che la multinazionale non avrebbe comunicato correttamente potenziali pericoli per chi utilizza i suoi prodotti. Una sentenza che, però, rischia di non chiudere la faccenda, dal momento che secondo gli esperti, non ci sono elementi sufficienti per determinare un rapporto tra l’utilizzo del talco e l’insorgenza di tumori.

D’altra parte, il talco è un prodotto molto comune soprattutto nella cosmesi femminile, e la possibilità che un uso prolungato possa realmente costituire fattore di rischio ha creato un certo allarme. Responsabile Civile ha raggiunto telefonicamente Carmine Pinto, presidente nazionale AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica), per un breve commento e per capire se i rischi sono reali.

La vicenda – spiega- «è legata alla contaminazione possibile di fibre asbestiformi nel taco, soprattutto nelle vecchie produzioni. Da noi, con la legge amianto del ’94, oggi questo non è un problema che sussiste, abbiamo solo prodotti controllati». Insomma, nessun rischio nel nostro paese quando si parla di cosmetici: «Ci sono delle normative precise e, anzi, l’Italia probabilmente è il paese che ha le migliori leggi da questo punto di vista».

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