A Sapri (Salerno) un ragazzino di 12 anni è in rianimazione con un polmone perforato da un «proiettile da cinghiale». Una 15enne della provincia di Treviso a settembre, in sella alla sua bicicletta, è stata investita e ferita da pallini sparati da un fucile da caccia. Il cacciatore responsabile è scappato. 

Ma quanti sono i bambini vittime della caccia alla fine di ogni stagione venatoria? Secondo l’Associazione Vittime della Caccia, dal 2 settembre al 26 dicembre 2015 ci sono stati 13 morti e 52 feriti (di cui 13 non cacciatori). Tragiche fatalità, incidente di caccia: come si può definirli tali? Siamo di fronte ad eventi che ogni anno mietono vittime di ogni specie, anche umana, nel totale e assordante silenzio dei media e delle istituzioni, su tutto il territorio nazionale e anche tra gli abitanti e nei giardini privati, nel totale spregio delle leggi e del diritto sacrosanto al quieto vivere.

In merito al tragico episodio di Sapri, pare che il ragazzino si fosse allontanato improvvisamente dalla postazione affidatagli. Sulla base di quanto riportato emergerebbe quindi chiaramente un ruolo attivo del bambino all’interno della battuta di caccia al cinghiale, pratica notoriamente pericolosa per chiunque, anche per i più esperti. Come sia possibile che un minore non solo venga condotto durante un’attività con uso di armi da fuoco in ambiente non protetto, ma addirittura che ne prenda parte attiva?

«L’attività venatoria è vietata ai minori di età e senza aver conseguito la licenza, questo i genitori, cacciatori e non, dovrebbero ben saperlo – chiariscono dall’Associazione – e preoccuparsi della loro tutela, provvedendo a non esporli a pericoli evidenti e comprovati. La caccia anche da un punto di vista pedagogico è devastante per la naturale empatia propria dei bambini verso l’Altro in genere».

«Sarebbe auspicabile inoltre, che le Forze dell’ordine verificassero la regolarità delle autorizzazioni, se presenti, per la battuta al cinghiale in questione, in quanto ogni attività di questo genere deve essere pianificata ed autorizzata dalla Provincia, quindi segnalata adeguatamente, in area preposta indicata dai piani faunistico venatori e nel rispetto delle distanze di sicurezza».

Da sottolineare infatti ancora una volta, che le armi usate nella caccia al cinghiale sono capaci di gittate di chilometri e per le quali la legge sulla caccia prevede il rispetto della distanza pari ad una volta e mezzo la gittata stessa del fucile. Sono questi requisiti minimi previsti dalla legge 157/92 (art.21 comma lett. a), e) ed f) da applicare durante questa pericolosa attività, ma anche e soprattutto nel rispetto delle norme di pubblica sicurezza (sistematicamente disattese). Sarà sfuggito al 51enne, di Fondi, che la vigilia di Natale ha accidentalmente sparato un colpo fatale al suo amico, Vittorio De Filippis, scambiandolo per una preda. Il cacciatore è adesso accusato di omicidio colposo. E li chiamano “incidenti”.

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