Riconosciuta in sede civile la pretesa risarcitoria dei figli di una donna deceduta per le complicanze derivanti da un intervento chirurgico di impianto di un pacemaker

Il Tribunale civile di Palermo ha riconosciuto un risarcimento pari a oltre 470mila euro ai quattro figli di una signora deceduta nel 2010. La donna si era sottoposta a un intervento per l’impianto di un pacemaker presso una clinica del capoluogo siciliano. Dopo pochi giorni era deceduta.

Come riporta il quotidiano Live Sicilia l’operazione sembrava essere riuscita. Ma trascorsi quindici minuti si erano manifestati i primi segnali di allarme. Da una piccola lesione, complice la pressione sanguigna, si sarebbero generate “multiple lacerazioni cardiache”.

Ne sarebbero poi derivati danni al cervello, blocco renale, insufficienza respiratoria e cardiaca e compromissione di altri organi. Il personale medico avrebbe tentato di fermare l’emorragia con un secondo intervento, ma le complicanze susseguitesi avrebbero reso inevitabile il decesso.

In sede penale il processo si era concluso senza condanne.

Il Giudice civile, invece, ha riconosciuto una condotta colposa del medico che eseguì l’operazione. Nello specifico, il Tribunale ha ravvisato un “erroneo utilizzo della strumentazione necessaria per fare spazio al catetere ed introdurlo attraverso i tessuti”.

L’entità del risarcimento, tuttavia, non corrisponde alla somma richiesta dalle parti, ovvero 415mila euro ciascuna. Inoltre, il Giudice non ha riconosciuto il danno morale per la vittima che era caduta in uno stato di incoscienza e quindi non aveva percepito l’imminente fine.

La pretesa risarcitoria degli eredi, inoltre, è stata diminuita per via dell’età della signora e per il fatto che questa non viveva insieme ai figli. “La risarcibilità dei danni morali – si legge nella sentenza – presuppone, oltre al rapporto di parentela, anche la perdita, in concreto, di un effettivo e valido sostegno morale”.

 

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