Uno studio pubblicato sulla rivista Lancet sembrerebbe porre fine a un annoso dibattito. Gli antidepressivi sarebbero più efficaci rispetto al placebo nel trattamento della depressione.

Gli antidepressivi sono abitualmente utilizzati in tutto il mondo per il trattamento del disturbo depressivo maggiore, che è una delle più importanti sfide globali per la salute. Tuttavia, nella letteratura scientifica rimane un ampio confronto sulla loro efficacia come classe terapeutica; la discussione, inoltre riguarda anche le potenziali differenze di efficacia e tollerabilità tra i singoli farmaci.

Uno studio pubblicato sulla rivista Lancet sembrerebbe porre fine a questo annoso dibattito. Si tratta di una meta-analisi network effettuata per sintetizzare le prove di questa importante area clinica; un lavoro necessario soprattutto alla luce della commercializzazione di nuovi antidepressivi e della pubblicazione ogni anno di un numero crescente di studi.

La ricerca, a cura del dipartimento di Psichiatria dell’Università di Oxford, dimostrerebbe che gli antidepressivi sono tutti più efficaci rispetto al placebo nel trattamento della depressione.

La meta-analisi si è basata sulle informazioni tratte da 522 studi clinici relativi al trattamento a breve termine della depressione acuta negli adulti.

I risultati hanno evidenziato che il range di maggiore efficacia rispetto al placebo va da un terzo a più del doppio. Gli antidepressivi più efficaci, nello specifico, si sono rivelati agomelatina, amitriptilina, escitalopram, mirtazapina e paroxetina; tra i meno efficaci, invece,  fluoxetina, fluvoxamina, reboxetina e trazodone.

Secondo gli autori, lo studio “fornisce la migliore base di prova attualmente disponibile per guidare la scelta nel trattamento farmacologico dell’adulto con disturbo depressivo maggiore acuto”. Il lavoro riguarda un elenco di 21 antidepressivi e placebo. Inoltre, prende in considerazione tre nuove misure di outcome clinico e molti potenziali modificatori di effetto. Infine adotta la metodologia statistica più avanzata a oggi per la meta-analisi network.

“La ricerca futura – spiegano i ricercatori – dovrebbe cercare di estendere la meta-analisi network per combinare dati aggregati e individuali dei pazienti provenienti da trial. Questa analisi consentirà la previsione di esiti clinici personalizzati, come la risposta precoce o specifici effetti collaterali e la stima dell’efficacia comparativa in molteplici momenti temporali”.

I risultati della ricerca potrebbero non essere applicabili all’uso a lungo termine; gli autori hanno infatti evidenziato che la maggior parte dei dati nella meta-analisi copriva otto settimane di trattamento. Gli esperti hanno poi  sottolineato che non necessariamente gli antidepressivi devono essere sempre la prima forma di trattamento. “I farmaci – concludono – dovrebbero sempre essere considerati insieme ad altre opzioni, come le terapie psicologiche, laddove sono disponibili”.

 

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