Il processo vede imputati per omicidio volontario, il proprietario della società che gestiva la struttura e cinque sanitari che vi lavoravano

E’ alle battute finali il processo per la morte di un’anziana di 85 anni, deceduta a luglio 2010 all’Ospedale di Gallarate, in provincia di Varese, dove era arrivata in condizioni ormai critiche dalla casa per anziani Villa Sant’Andrea di Aprilia.

Qui, secondo l’ipotesi del Pm, la signora – che era stata ricoverata presso la struttura da pochi mesi in seguito alla rottura di un femore – sarebbe stata abbandonata e privata della necessaria assistenza, tanto che le sue condizioni di salute si aggravarono rapidamente sino al decesso.

Dopo la denuncia di familiari, la Procura di Latina aprì un fascicolo sul caso che portò al rinvio a giudizio di sei persone; il reato loro contestato è di omicidio volontario. Il Pm, nella sua requisitoria, ha avanzato richieste di condanna molto pesanti per 5 imputati: in totale oltre 70 anni di reclusione, pressoché equamente ripartiti tra il proprietario della società che gestiva la casa di riposo, due operatori socio sanitari, l’infermiera professionale e l’operatore tecnico addetto all’assistenza. Per il Pubblico Ministero, infatti, si tratta di una vicenda in cui la responsabilità è in capo sia a chi gestiva la comunità di Aprilia che a chi vi lavorava; il primo per aver cercato fino alla fine di nascondere la situazione e di evitare un ricovero, che avrebbe fatto emergere quanto compiuto, e gli altri per essere rimasti in silenzio, preoccupati di difendere il loro posto di lavoro. Unica richiesta di assoluzione è arrivata per una dipendente addetta alle cure per gli anziani.

Secondo il medico legale che effettuò l’autopsia, l’anziana sarebbe morta a causa di una sepsi e di una successiva polmonite, sviluppatesi durante il ricovero presso la struttura pontina. La donna, secondo la ricostruzione, presentava delle piaghe da decubito che, a giudizio di un medico che aveva curato l’anziana, erano legate alla mancanza delle cure basilari. Accuse suffragate anche da una serie di testimonianze in aula che dimostrerebbero le responsabilità degli imputati.

Il processo presso la corte d’Assise del Tribunale di Latina riprenderà martedì 27 settembre, data in cui sono previste le arringhe dei difensori e forse anche la sentenza.

 

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