In corso la trattativa tra Governo e sindacati. Nessun costo per le categorie deboli; per i lavoratori costo del 5% su ogni anno di anticipo

La trattativa ancora è calda ma in seguito all’incontro Governo-sindacati di lunedì scorso sembrerebbe aver preso forma la nuova pensione anticipata. L’anticipo pensionistico, APE, secondo quanto comunicato dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Tommaso Nannicini riguarderà tutti i lavoratori, compresi gli autonomi, con almeno 20 anni di contributi, che nel corso del 2017 compiranno almeno 63 anni (i nati fino al 1954, quindi). Grazie all’APE, questi lavoratori potranno ottenere un anticipo della pensione fino a 3 anni e 7 mesi rispetto all’età minima prevista dalla legge Fornero di 66 anni e 7 mesi. La sperimentazione dovrebbe durare due anni, interessando circa 150 mila persone all’anno.

Per le categorie più deboli l’anticipo dovrebbe essere gratuito, anche se la legge di Stabilità, all’interno della quale andranno ritagliate le necessarie coperture finanziarie, dovrà fissare un limite dell’importo della pensione a 1,200 euro netti. Per coloro che invece lavorano lo ‘sconto’ sull’età pensionabile avrà un costo proporzionale alla sua durata, pari al 5% per ogni anno d’anticipo desiderato. Tale cifra sarà trattenuta dalla pensione, come una sorta di restituzione rateale di un prestito. Tale prestito viene anticipato dalle banche che vi applicheranno un tasso di interesse ancora da definire, collegato alla motivazione del pensionamento anticipato e al reddito.

Inoltre, dal momento che la restituzione del prestito avverrà in un arco di tempo ventennale, i beneficiari saranno costretti a sottoscrivere una polizza assicurativa per la restituzione in caso di premorienza. Tutto ciò considerato, la decurtazione dalla pensione nel caso di un lavoratore che desideri usufruire dell’intero periodo di pensionamento anticipato, potrebbe arrivare al 20-25%. Chi richiederà l’anticipo pensionistico dovrà andare all’Inps. Sarà l’Istituto di previdenza a fare tutti i calcoli, fornendo al lavoratore un’analisi dei costi e dei benefici.

Per quanto riguarda i medici l’anticipo pensionistico riguarda l’ambito Inps e quindi i medici dipendenti pubblici e privati, così come i lavoratori autonomi. La Cassa previdenziale professionale, l’Enpam, prevede invece che al 2016 l’età per la pensione di vecchiaia sia 67 anni, mentre per i medici ospedalieri pubblici da contratto la base resta 65 anni compiuti più 40 di servizio effettivo o 43 anni per i maschi e 42 per le femmine se si include il riscatto degli anni di laurea.

L’Enpam, tuttavia, garantisce da tempo la possibilità di usufruire della pensione anticipata: i contribuenti di tutti i fondi nel 2016 possono pensionarsi a 61 anni con almeno 35 anni di contributi, inclusi riscatti e ricongiunzioni, e 30 anni di anzianità di laurea. Inoltre, mentre per andare in pensione di vecchiaia l’Inps-Inpdap chiede almeno 20 anni di contribuzione come requisito contributivo minimo, l’Enpam chiede solamente 5 anni di versamenti al Fondo quota A.

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