Le lavoratrici che rientrano nell’elenco protetto Ape social potranno godere dello sconto di sei mesi a figlio, fino a due anni.

Per rendere più accessibile l’Ape social (anticipo pensionistico sociale) alle donne che rientrano nella catalogazione, sarà consentito di accedere ad un prestito ponte. Questo uno dei temi discussi nel vertice sulla previdenza, che tuttavia non soddisfa a pieno i sindacati.
Di fatto, per accedere al servizio bisogna aver maturato, oltre ad almeno 63 anni di età, 28 anni di contribuzione, e non più 30 come previsto nell’attuale legislazione. Inoltre, 34 anni, anziché 36, saranno sufficienti per chi è impegnata in attività gravose. L’obiettivo è quello di bilanciare le richieste di anticipo pensionistico. Di fatto c’è uno squilibrio dovuto alle richieste, effettuate per le gran parte solo da uomini.
Le domande delle donne sono del solo 29% e si mira ad arrivare almeno al 40%. E il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha fatto sapere che Cgil, Cisl e Uil presenteranno una loro controproposta nel prossimo incontro del 13 settembre. La loro richiesta è quella di abbassare i requisiti di accesso alla pensione per le donne. E che venga riconosciuto anche il “lavoro di cura”.
I sindacati, più in generale, chiedono anche, con forza, uno stop all’aumento dell’età pensionabile. Richiesta sulla quale, però, il Governo non intende arretrare. L’unica possibilità dei sindacati resta che arrivino tempestivamente i dati Istat sulla mortalità. E che smentiscano i calcoli pregressi. Diversamente l’età per andare in pensione salirà a 70 anni.

Ape social e pensioni

Sul fronte Ape social restano nodi da sciogliere. Il primo è quello delle risorse disponibili. Si attende il 20 settembre, data della nota di aggiornamento del Def. Così sarà possibile verificare le stime al rialzo del Pil, in vista della pronuncia di Bruxelles sul nuovo spazio di flessibilità chiesto dal Governo.
Se le “quote-pensioni” dovessero essere più massicce, il Governo potrebbe ampliare la fascia di lavoratrici rientranti nell’Ape social. E valutare una deroga all’età pensionabile, per le attività più gravose.
Sulla rivalutazione delle pensioni, invece, non c’è nessuna apertura. Nel 2019 si tornerà, quindi, al meccanismo del 2000 (Prodi). Il ministro Poletti annuncia comunque maggiore attenzione sul tema. Il proposito potrebbe essere messo in campo da una commissione mista ad hoc, composta da ministero del Lavoro, sindacati, Inps, Istat e collegata a Eurostat.
La commissione avrebbe il compito di valutare anche l’eventualità della separazione tra assistenza e previdenza.
 
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