Asma e altaquota: l’ospedale di Roma Bambin Gesù promuove una nuova terapia che prevede lo stare in montagna lontano dallo smog cittadino

Ventisette piccoli pazienti dell’ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma, tra gli otto e i sedici anni, hanno trascorso e trascorreranno un piacevole soggiorno a 1700 m di altezza per riuscire a combattere l’asma ad altaquote: è infatti a Cortina d’Ampezzo, lontano dall’inquinamento di strade e veicoli, che sorge l’unico centro in Italia, l’istituto Pio XII Onlus,  che cura l’asma infantile, malattia che non è stagionale ma cronica, come ben sa chi ne è affetto.
La terapia nuova proposta si avvale dell’aria pulita e naturale che si trova nelle montagne e nei bacini lacustri di altaquota, tra i più famosi delle Dolomiti. Il punto è proprio questo: riuscire a sfruttare l’ottima qualità dell’aria, meno densa e molto meno carica degli inquinanti tipici delle città, per riuscire a gestire, insieme a specialisti del settore e i genitori stessi, l’affanno, il sibilo e la mancanza d’aria che affligge i bambini asmatici.
Con “l’aria buona” i polmoni faticano meno ad aprirsi e i bambini faticano molto meno a respirare. Questo è il “Modello Misurina” che tenta di risolvere l’emergenza estiva, quando il caldo, lo smog fotochimico, gli inquinanti e gli allergeni rischiano di far peggiorare in modo esponenziale i sintomi delle persone asmatiche.   
Infatti gli attacchi d’asma si manifestano principalmente in primavera e in estate perché la probabilità che nell’aria siano presenti allergeni (pollini, inquinanti vari, acari, fumo di sigaretta, ecc.) è molto più alta che in inverno: in estate le temperature sono molto elevate e questo facilita la diffusione dello smog fotochimico di cui le macchine sono i principali mezzi di immissione soprattutto della molecola di ozono. Questa può favorire il restringimento delle vie aeree, imprigionando l’aria negli alveoli, accorciando il respiro, a volte causando anche dolore e rendendo i polmoni più suscettibili alle infezioni.
I ragazzi, durante il loro soggiorno, partecipano a un programma clinico, riabilitativo ed educativo non solo per gestire, ma anche per comprendere la malattia. Lo scopo è migliorare la qualità della vita di questi piccoli pazienti, perché, purtroppo, l’asma non va mai in vacanza.
 
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