Sono cadute tutte le accuse nei confronti di un medico imputato per una cartella clinica falsificata e per tentata concussione di due

Il Tribunale di Bari ha assolto “perché il fatto non sussiste” la dottoressa Antonietta Cicco, imputata a causa di una presunta cartella clinica falsificata e per tentata concussione.
I fatti che erano stati contestati alla professionsita risalgono all’aprile 2014.
All’epoca il medico era in servizio presso il reparto di medicina generale della clinica Mater Dei di Bari.
Nel 2014 la Direzione Sanitaria della clinica aveva licenziato e denunciato la dottoressa Cicco per una presunta cartella clinica falsificata di un anziano paziente. Non solo.

La dottoressa era stata accusata di aver costretto due infermiere a dare atto della avvenuta somministrazione di un farmaco anticoagulante mai dato ad un anziano paziente, nel frattempo deceduto.

La donna si è sempre dichiarata innocente e, l’istruttoria dibattimentale, le ha dato ragione.
Nel corso del processo è stato infatti dimostrato che il medico aveva disposto effettivamente la somministrazione del farmaco. Inoltre, nessuna minaccia era stata rivolta alle infermiere.
Al termine del processo è stata quindi la stessa accusa a chiedere l’assoluzione dell’imputata. Nel 2015, poi, anche il giudizio di lavoro si era concluso positivamente.

La professionista è stata infatti reintegrata nel suo posto di lavoro per l’insussistenza degli addebiti disciplinari.

“Ho sempre avuto fiducia nella Giustizia, confidando che la verità sarebbe stata accertata, anche grazie al lavoro dei miei difensori”.
A dirlo è il medico, assistito dagli avvocati Michele Laforgia, Luigi Milani e Federico Straziota, sia in sede penale che nel giudizio di lavoro.
Tuttavia, resta un profondo rammarico per una accusa infondata e ingiusta.
“Non potrò mai dimenticare – ha commentato ancora la dottoressa Cicco – il grande dolore che questa vicenda mi ha provocato, segnandomi profondamente. A causa dell’accaduto ho dovuto rinunciare al mio lavoro in corsia, che amavo ed a cui avevo dedicato gran parte della mia vita. La meritata assoluzione mi restituisce almeno l’onore e la dignità professionale”.
 
 
 
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