La scoperta dei ricercatori dell’Istituto di Candiolo sulle mutazioni delle cellule tumorali apre la strada a terapie più efficaci contro il cancro
Le cellule tumorali sono in grado di evolvere, al pari dei batteri. E’ quanto emerge da uno studio dell’Istituto di Candiolo Fpo-Irccs, sostenuto da Fondazione piemontese per la ricerca sul cancro e da Fondazione Airc. Il lavoro è stato pubblicato sulla rivista ‘Science’.
Nonostante i passi avanti nella cura dei tumori, le recidive rimangono il problema maggiore per i pazienti oncologici. Fino ad oggi venivano considerate un fatto inevitabile: si pensava che la neoplasia contenesse fin dalla sua origine le cellule resistenti ai farmaci. La scoperta dei ricercatori torinesi cambia l’intero paradigma, aprendo la strada a terapie più efficaci.
I risultati della ricerca rivelano, infatti, che le cellule resistenti ai farmaci non sempre sono già presenti.
Alcune volte i tumori, sottoposti allo stress generato dalle terapie a bersaglio molecolare, si ‘adattano’ e cambiano il proprio corredo genetico acquisendo nuove mutazioni, che gli permettono di sopravvivere alle terapie.
I ricercatori, in particolare, hanno osservato che una frazione di cellule dei tumori intestinali smette di crescere, ma è in grado di sopravvivere all’assedio delle terapie a bersaglio. Nelle cellule assediate si modificano i meccanismi che regolano la riparazione del Dna. Ciò porta a un accumulo di mutazioni, che non sono più riconosciute e corrette.
Tale processo prende il nome di mutagenesi adattativa.
In presenza delle terapie a bersaglio molecolare, dunque, le cellule tumorali accumulano mutazioni fino a diventare resistenti al trattamento, portando alla ricaduta della malattia.
Se la resistenza alle terapie non è sempre un fatto inevitabile – sottolineano i ricercatori – ma è legata a un processo che si attiva durante il trattamento stesso, allora colpire i meccanismi alla base della mutagenesi adattativa potrebbe aumentare le probabilità di successo dei farmaci già in uso. “È possibile che in futuro questa scoperta porti a nuove ipotesi terapeutiche”, spiega Alberto Bardelli, direttore del laboratorio di Oncologia molecolare all’Irccs di Candiolo.
L’equipe torinese, quindi, è già al lavoro per individuare nuovi bersagli terapeutici nel processo di mutagenesi adattativa che possano consentire di rallentare, o forse addirittura prevenire, l’insorgenza della resistenza alle terapie, prolungando così l’efficacia dei farmaci e la sopravvivenza dei malati.
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