Per il segretario della Federazione italiana medici di medicina generale, «non rispecchia il quotidiano del medico, ma intanto chiede all’Ordine di intervenire disciplinarmente sul medico. Nessuno riflette sul distacco della norma dalla realtà»

Truffa aggravata e violazione della legge sull’ordinamento della Pa: è questa l’accusa che pende su tre medici di famiglia che rischiano la radiazione perché avrebbero prodotto certificati medici falsi che avrebbero permesso a tre di Padova (operanti nel carcere Due Palazzi) di usufruire di lunghi periodi di malattia (le guardie avrebbero accumulato in tutto assenze per 170, 130 e 100 giorni circa).

Si tratta di fatti risalenti ormai a circa tre anni fa, e la sentenza per i medici deve ancora arrivare.

Sul caso è intervenuto il segretario Fimmg Veneto, Domenico Crisarà che osserva: «Dal punto di vista amministrativo in base alle informazioni che arrivano dai media viene fuori che si tratta di una leggerezza; bisogna poi vedere se c’è una volontà nel medico di provocare un danno alla pubblica amministrazione. E qui devo dire che i colleghi con nome e cognome sono stati dati in pasto ai media una volta chiesto per loro il rinvio a giudizio. Tutto lecito dal punto di vista giornalistico. Poi però al lettore viene spontaneo collocare una leggerezza ancora non circostanziata e non giudicata nell’ambito delle truffe, dei reati contro la Pa, e da qui sparare addosso al servizio sanitario».

Insomma, l’attacco mediatico, è preoccupante per Crisarà e mette in evidenza la piega che simili vicende possono assumere: «Non intendo fare la difesa d’ufficio di nessuno, ma ragioniamo, qui i medici hanno visitato i pazienti. Allora chiedo agli stesori della legge “Brunetta” che invoca pure provvedimenti disciplinari per i medici: è oggettivabile un mal di testa persistente, un dolore, una gastroenterite? E’ misurabile? Su quali elementi è legittima una prognosi di tre giorni e illegittima una più lunga? Questa legge non rispecchia il quotidiano del medico, ma intanto chiede all’Ordine di intervenire disciplinarmente sul medico. Nessuno riflette sul distacco della norma dalla realtà».

Si tratta, però, di un problema che non riguarda la Legge Brunetta: «da tempo il codice penale afferma che se per negligenza sbaglio una terapia e vengo condannato per omicidio colposo mi prendo una condanna a due anni, a fronte di un paziente morto, mentre se stupidamente faccio un favore a un amico allargandogli la durata della prognosi, tra falso ideologico, falso in atto pubblico, reato contro la Pa ed altro mi becco fino a sei anni. In questo secondo caso, però, non è morto nessuno, e sfido a dimostrare che in me medico c’era la volontà di provocare un danno erariale al servizio sanitario. Dico di più: può accadere, e sarà certo avvenuto da qualche parte al mondo che migliaia di piloti anziché scioperare si siano recati un giorno da migliaia di medici di fiducia manifestando un mal di testa incoercibile e i medici abbiano dato il giorno di malattia, per poi scoprire a posteriori che gli effetti di tutti quei certificati equivalevano a uno sciopero. Dobbiamo parlare di medici collusi e furbetti? O piuttosto così facendo non ci pieghiamo a un tiro al bersaglio sulla sanità, che si aggiunge ai target scuola, giustizia, politica, insomma tutti quei presidi pubblici che tutelano guarda caso gli italiani più poveri e le loro aspirazioni?».

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