I due operatori sanitari, accusati tra l’altro di falsità in atti pubblici, avrebbero redatto documenti e certificazioni false per l’apertura di un  sinistro fruttato oltre 54mila euro

Quattro persone di età compresa tra i 49 e i 60 anni, tutti residenti in provincia di Reggio Calabria, sono finite agli arresti domiciliari su proposta della locale Procura della Repubblica. Sono accusate, a vario titolo e in concorso tra loro, dei reati di falsità in atti pubblici, accesso abusivo a sistemi informatici, violenza privata, costrizione alla commissione di reati, fraudolento danneggiamento di beni assicurati e mutilazione fraudolenta della propria persona. Tra loro, fanno fa sapere la Guardia di Finanza in una nota – anche “un dirigente medico e un addetto paramedico entrambi dipendenti del Grande Ospedale Metropolitano ‘Bianchi-Melacrino- Morelli’”.

Le misure cautelari, emesse dal Gip del Tribunale del capoluogo calabrese ed eseguite dal Comando provinciale delle Fiamme Gialle, rappresentano la conclusione di articolate e complesse investigazioni scaturite dalla condotta sospetta di uno degli indagati che, nel corso di precedenti attività di perquisizione, aveva tentato di distruggere l’estratto conto di una Postepay Evolution, rinvenuto dai militari.

I successivi accertamenti avevano evidenziato che il soggetto in questione era stato indotto da due degli indagati a fornire propri documenti per l’accensione di una polizza assicurativa contro gli infortuni a suo nome.

Nel corso delle indagini era emersa, quindi, la produzione di una serie di documenti e certificazioni sanitarie false, utili per l’apertura di un sinistro, con conseguente avvio di un iter che si concludeva con l’erogazione di oltre 54mila euro.

Il denaro, tuttavia, pur essendo destinato al titolare della polizza, era finito nelle tasche degli artefici della truffa assicurativa. Ulteriori approfondimenti investigativi avevano consentito di risalire anche ai sanitari del nosocomio di Reggio Calabria. Questi ultimi, in base a quanto appurato dagli inquirenti, avrebbero redatto un falso verbale di accettazione di pronto soccorso, rilasciato false certificazioni mediche relative a presunte visite di controllo e predisposto una falsa perizia medico-legale. Infine, avrebbero eseguito abusivamente l’accesso al sistema informatico dell’ospedale adibito alla gestione delle immagini radiologiche, per inserire nel sistema un falso referto. Il tutto avvalendosi delle credenziali di un ignaro collega della struttura sanitaria.

L’attività investigativa, condotta attraverso sopralluoghi e appostamenti, intercettazioni e  accertamenti bancari, ha poi consentito di smascherare, tramite l’incrocio di vari elementi indiziari, “un consolidato sistema criminoso fraudolento”.

I finanzieri sono riusciti a individuare i soggetti coinvolti, riscontrare la presenza di ulteriori elementi indizianti a carico di operatori sanitari e individuare i ruoli attribuiti a ciascun attore dell’attività delittuosa.

Nei confronti degli indagati, la Procura ha chiesto e ottenuto dal Gip, oltre alla misura cautelare, quella “reale connessa al profitto di reato pari a € 54.250 da operarsi su rapporti finanziari degli indagati, ovvero mediante trattenuta del quinto dei trattamenti retributivi, pensionistici e assistenziali degli stessi, sino alla concorrenza del profitto stesso”.

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