La Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media impresa chiede il rinvio della fatturazione elettronica obbligatoria temendo rischi per tutto il sistema.

La Cna lancia l’allarme per l’entrata in vigore della fatturazione elettronica obbligatoria dal 2019 e ne chiede il rinvio.

La richiesta è stata formulata dalla Commissione nazionale di 19 esperti costituita dalla Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media impresa proprio in prospettiva di quelli che, per la Commissione, sono pericoli reali per le piccole imprese.

Infatti, secondo la Cna, è stato necessario istituire tale Commissione proprio con il fine di studiare gli effetti derivanti dall’introduzione della fatturazione elettronica obbligatoria.

Trattandosi di un imponente cambiamento, sarà necessario trovare soluzioni ottimali per imprese e istituzioni.

Nel procedere in questa analisi, però, sono emersi rischi pesanti per l’entrata in vigore della fatturazione elettronica obbligatoria prevista per il 1 gennaio 2019.

Per la Cna, infatti, non si tratta di “una scelta saggia l’avvio del sistema senza farlo precedere da un periodo adeguato di sperimentazione e di test rigorosi e controllati”.

Test che dovranno essere “concordati e condivisi con le grandi associazioni di rappresentanza delle imprese”.

Non solo. Per gli esperti, “va scongiurato, prima di tutto, il rischio che si blocchi rendendo impossibile l’arrivo delle fatture a destinazione e il relativo incasso”.

Insieme all’avvio graduale di tale misura, occorrerebbe “ridurre all’osso le informazioni necessarie alla compilazione corretta e completa della fattura elettronica”.

In particolare, sarebbe importante eliminare la firma elettronica. Ma non è tutto.

Spiega la Cna che “su richiesta delle imprese, lo Sdi (il Servizio di interscambio digitale dell’Agenzia delle Entrate) dovrà trasmettere le fatture anche agli intermediari”.

Oltre a questo, dovrà “fornire gratuitamente il servizio di archiviazione elettronica delle fatture per tutti i fini fiscali e civilistici”.

Tra le altre semplificazioni richieste, ce ne sono in particolare tre da non trascurare.

La prima è l’eliminazione dello split payment, del reverse charge e dell’obbligo di comunicazione dei dati delle liquidazioni Iva.

In secondo luogo, l’innalzamento del limite da cui scatta l’obbligo di apposizione del visto di conformità per poter compensare i crediti fiscali da 5mila a 50mila euro.

Infine, si auspica la riduzione della ritenuta dell’8% sui bonifici per le spese per lavori edili per cui è applicabile la detrazione fiscale.

 

 

 

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