Le consulenze si sono scontrate sulla parte in cui, secondo le linee guida, si sarebbe dovuta realizzare la legatura

Due chirurghi dell’Ospedale Sant’Anna di Ferrara sono stati assolti perché “il fatto non costituisce reato” in relazione all’accusa di omicidio colposo per la morte di un uomo di 66 anni avvenuta nel giugno 2014. Il paziente era stata operato con tecnica laparoscopica al colon per asportare un adenocarcinoma, ma alcuni giorni dopo era morto a causa di una peritonite e successivo shock settico causati dalle complicanze insorte in seguito all’intervento.
Il decesso aveva portato all’iscrizione nel registro degli indagati di 25 persone, ma alla fine erano finiti a processo solamente due camici bianchi in seguito all’imputazione coatta richiesta dal giudice per le indagini preliminari, dopo che la Procura, sulla base della consulenza tecnica di un esperto, aveva chiesto l’archiviazione della loro posizione.
Il dibattimento ha ruotato, in particolar modo, attorno a un particolare dell’intervento, ovvero la parte del colon in cui si sarebbe dovuta realizzare la legatura: per i familiari del paziente, costituitisi parte civile, avrebbe dovuto essere bassa per minimizzare il successivo rischio di deiscenza, come prescriverebbero le linee guida per interventi di questo genere su pazienti anziani, obesi o affetti da diabete come nel caso del 66enne deceduto; secondo i legali della difesa, che si sono basati sulle consulenze di parte, nonché sulla perizia disposta dal Pm, le linee guida indicherebbero invece proprio la legatura alta come prassi da tenere per l’asportazione completa dell’adenocarcinoma del colon, ancora di più in presenza di pazienti obesi. L’età del paziente, inoltre, non sarebbe stata tale da rappresentare un fattore di rischio mentre il diabete non sarebbe stato in alcun modo influente sull’esito dell’operazione. In ogni caso, secondo gli avvocati dei chirurghi, la letteratura scientifica mostrerebbe che tra legatura alta e bassa il rischio non sarebbe statisticamente diverso.
Il giudice, questa volta, ha accolto la richiesta di assoluzione avanzata dal Pubblico ministero. I legali della famiglia ora attendono le motivazioni della sentenza per valutare la possibilità di ricorrere in appello. Soddisfatti i legali dei due medici, secondo i quali i propri assistiti avrebbero agito correttamente sia dal punto di vista scientifico che professionale che umano.
 
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