Il mondo del sindacalismo medico e dirigente, dipendente e convenzionato, chiede a Governo e Regioni di investire nella Sanità

Alla vigilia della ripresa delle trattative sull’Accordo Collettivo Nazionale, in una lettera al presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, i sindacati elencano 5 interventi da inserire nella nuova legge di Bilancio, per investire nella Sanità.
La lettera è stata indirizzata anche alla ministra Lorenzin e alla ministra Madia.
Tra i destinatari della lettera ci sono anche il coordinatore Salute delle regioni, Antonio Saitta e il presidente del Comitato di Settore, Massimo Garavaglia.
Nel documento si chiede più attenzione per i contratti della Dirigenza sanitaria dipendente del SSN e l’Accordo Collettivo Nazionale per i medici convenzionati.
Dopo 7 anni di blocco, causato da un finanziamento solo apparente del rinnovo degli accordi vigenti, si teme un ulteriore danneggiamento.

I cinque punti di intervento

Nella lettera, i sindacati elencano nel dettaglio i settori nei quali bisognerebbe intervenire nella legge di Bilancio 2018.
Si chiede un “implemento delle risorse disponibili, per un finanziamento di contratto e convenzione coerente con il valore e la funzione sociale del lavoro svolto. Al netto del contributo che le regioni a statuto ordinario devono alle finanze pubbliche”.
Si reclama, inoltre, anche per la sanità pubblica, “la defiscalizzazione del salario di produttività e provvedimenti corrispondenti sulla quota variabile dei convenzionati”.
E una garanzia per la salvaguardia della RIA, per i dipendenti. Senza dimenticare il riallineamento dei cessati nel calcolo del Fondo di ponderazione dei convenzionati.

Chiesta la stabilizzazione dei precari

La fitta lista elencata dai sindacati prevede anche che “si estendano al settore pubblico forme di welfare aziendale, per dirigenti e convenzionati”.
È, inoltre, necessario che si  acceleri la stabilizzazione dei precari. L’obiettivo è quello di favorire l’aumento dell’occupazione giovanile, promesso con la scorsa legge di stabilità.
Si chiedono, inoltre, garanzie per l’adeguamento numerico dei contratti di formazione post laurea, per i medici specialisti, per i medici di medicina generale e per i dirigenti sanitari.
E particolare attenzione alle necessità del turnover, assicurando la loro equiparazione economica.

I tagli alla Sanità

I sindacati sottolineano la situazione di criticità in cui oggi opera il personale sanitario.
Dal 2010 a oggi, si legge nella lettera, i tagli alla Sanità ammontano a 35 miliardi. Favorendo il divario tra l’assistenza offerta a Nord e a Sud. Inoltre, i livelli essenziali di assistenza non sono più garantiti in modo omogeneo, nel territorio nazionale.
Se il settore tiene, chiude la lettera intersindacale del 14 settembre, è grazie al poco personale che, quotidianamente, lavora con devozione tra le corsie degli ospedali.
I sindacati esortano il presidente del Consiglio a decidere se considerare, o meno, il diritto alla salute come fondamentale.

L’auspicio dei sindacati

“Occorre una svolta del Governo per investire nella Sanità pubblica” ribadiscono con forza i sindacati.
Questo perché si tratta di un “volano di una filiera produttiva che vale 11 punti di PIL, al primo posto per competitività secondo l’ISTAT, salvaguardando sia il diritto alla salute dei cittadini sia il lavoro, che del SSN è valore fondante”
 
 
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