Oggi la protesta dei medici e dei dirigenti sanitari ha raccolto moltissime adesioni. Più dellʼ80% del personale sanitario ha partecipato

C’è soddisfazione nella giornata in cui va in scena la protesta dei medici e dei dirigenti sanitari. Uno sciopero annunciato che ha raccolto adesioni oltre ogni aspettativa.
Più della metà dei medici italiani, infatti, ha aderito allo sciopero per il rinnovo del contratto scaduto da oltre otto anni. A dirlo sono i sindacati di categoria.
“La partecipata adesione che, al netto dei contingenti minimi obbligati a rimanere in servizio per garantire le urgenze – dichiara Anaao Assomed – ha toccato punte di adesione dell’80%, il sit in a Roma davanti al MEF, le altre 50 iniziative simili organizzate per l’Italia, testimoniano coscienza dell’importanza della posta in gioco”.
Solo in Toscana lo sciopero ha riguardato oltre 10mila sanitari, che si sono ritrovati sotto l’edificio della regione per la protesta dei medici.
“Lo stato di agitazione – sottolinea Assomed- è dovuto al fatto che il servizio sanitario finora si è sostenuto sul sacrificio di medici e dirigenti sanitari con le regioni che hanno garantito i livelli minimi d’assistenza a spese dei professionisti, delle loro ferie, delle loro risorse accessorie e dell’abuso dell’orario di lavoro“.

Sullo sciopero è intervenuto anche il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin.

Il ministro ha dichiarato di essere “a fianco dei medici italiani”.
Per Lorenzin, infatti, ci sono due problemi. “Uno – afferma – è quello dello sblocco del turnover che credo abbiamo seriamente contribuito a risolvere”. L’altro è “il rinnovo del contratto che non è un tema che gestisce il ministero della Salute”.
Lo scopo dello sciopero di oggi è proprio quello di “contrastare una condanna a morte annunciata della sanità pubblica”.
Condanna che, secondo Anaao, “sta travolgendo insieme i diritti dei cittadini, che vedono sottrarsi prestazioni giorno dopo giorno o trasferirle a carico delle loro tasche, e quelli dei medici e dei dirigenti sanitari, dei quali ruolo, dignità e valori professionali sono marginalizzati in una logica di abbandono”.

E sulla protesta si è fatta sentire anche Federspecializzandi, con alcune importanti precisazioni.

“FederSpecializzandi – si legge in una nota – auspica che questa giornata sia l’occasione per riflettere sulle condizioni critiche in cui versa il Servizio Sanitario Nazionale e sulla necessità di un maggior coinvolgimento dei professionisti stessi, soprattutto se giovani, al dibattito pubblico in merito”.
L’associazione, però, ricorda il ruolo degli specializzandi nel nostro sistema sanitario.
“Ricordiamo inoltre ai colleghi – concludono – che il medico in formazione, da contratto, non può sostituire il personale di ruolo”.
Un problema molto diffuso, questo, su cui Federspecializzandi richiama l’attenzione.
Lo specializzando, non può e non deve, col suo lavoro colmare eventuali disagi che possano nascere dall’assenza del proprio tutor e del personale strutturato”.
Così come non può “fornire prestazioni (visite ambulatoriali, interventi chirurgici non urgenti, refertazione di esami, attività di reparto diversa da quella prevista per legge in caso di sciopero), che in sua assenza non sarebbero state fornite”.
 
 
 
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