Presentato a Roma il XIV Rapporto nazionale sulle politiche della cronicità a cura del Coordinamento nazionale delle Associazioni dei malati cronici (CnAMC) di Cittadinanzattiva

La vita dei malati cronici non potrebbe essere più difficile: costretto a destreggiarsi quotidianamente tra tagli ai servizi e la difficoltà di conciliare la propria patologia con la vita lavorativa, chi è affetto da un male cronico soffre non una, ma due volte.

È quanto emerge dal XIV Rapporto nazionale sulle politiche della cronicità realizzato dal Coordinamento nazionale delle Associazioni dei malati cronici di Cittadinanzattiva; il titolo, quest’anno, è decisamente esaustivo: “La cronicità e l’arte di arrangiarsi“, per sottolineare quanto i tagli al SSN hanno colpito questa particolare categoria di malati, che costituisce il 38,3% dei residenti in Italia (che soffrono di una delle seguenti patologie: ipertensione, artrite/artrosi, malattie allergiche, osteoporosi, bronchite cronica e asma bronchiale, diabete). Di questi, uno su cinque ha due o più malattie croniche e meno della metà (il 42%) si dichiara in buona salute.

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I fronti critici sono molteplici: si va dalle diagnosi incerte e troppo lunghe, al labirinto della burocrazia, passando per le problematiche legate all’assistenza (spesso in carico alla famiglia), passando per quelle lavorative (con difficoltà nel richiedere i permessi).

Ma il timore più grande è che la già precaria situazione attuale possa ulteriormente peggiorare in seguito al taglio dei serivi e alla riduzione delle risorse economiche attualmente in campo.

“E meno male che la cronicità è la sfida del futuro per la sostenibilità del SSN! Nei fatti, sulle cronicità siamo in ritardo cronico” ha spiegato Tonino Aceti, Responsabile del Coordinamento nazionale delle Associazioni dei Malati Cronici. “Stando alle scadenze fissate dal Patto per la Salute, da dicembre 2014 avremmo dovuto avere finalmente un Piano nazionale delle cronicità e entro ottobre 2014 l’Intesa sulla continuità assistenziale ospedale-territorio. E invece ancora nulla di fatto. Sull’ISEE, nonostante le sentenze di TAR e Consiglio di Stato abbiano dichiarato illegittimo conteggiare le prestazioni assistenziali nel computo dei redditi, ancora manca all’appello l’adeguamento normativo, così come richiesto dalla sentenza e le modalità di gestione della fase transitoria. Mentre per invalidità civile, invalidità e handicap restano ancora troppo violate le normative a tutela del malato. Da 15 anni aspettiamo i nuovi Livelli Essenziali di Assistenza per adeguarli ai tempi e ai bisogni; ma anche su questo le scadenze sono state disattese: basti pensare che la legge di Stabilità ha vincolato 800 milioni di euro per approvare i LEA entro febbraio 2016. Ma oggi non si sa né quali siano i tempi dell’approvazione, né soprattutto cosa conterranno o non conterranno i nuovi LEA, tanto che nessuna associazione del Coordinamento nazionale Associazioni Malati Cronici ha potuto leggere la bozza di LEA pronta per il passaggio al Ministero dell’Economia. Sui Livelli essenziali di assistenza chiediamo a Ministero e Regioni l’impegno ad un confronto preventivo all’approvazione per offrire un contributo e evitare eventuali brutte sorprese”.

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