Intanto il gip di Livorno ha deciso che Fausta Bonino deve rimanere in carcere. È accusata di aver ucciso 13 pazienti dell’ospedale di Piombino, ma lei si difende: “sono innocente”

Il Collegio Ipasvi di Livorno ha indirizzato una lettera aperta a tutta la cittadinanza dopo i fatti drammatici di Piombino. Le indagini della magistratura che devono accertare le eventuali responsabilità di Fausta Bonino, accusata della morte di 13 persone, sono ancora in corso, ma la psicosi che si è generata attorno alla struttura interessata e anche nelle strutture limitrofe ha reso necessario un intervento in difesa dell’intera categoria, finita nell’occhio del ciclone. Una situazione di tensione che rischia, spiega l’Ipasvi, di di mettere in serio pericolo l’assistenza ai malati e alle persone che ricorrono ai servizi sanitari.

Intanto, il prossimo venerdì il collegio si riunirà e, alla luce delle risultanze degli interrogatori e del lavoro degli inquirenti, procederà con la sospensione dall’Albo di Fausta Bonino, già sospesa per legge dai pubblici uffici al momento dell’arresto.

Se le imputazioni saranno confermate poi, il Collegio al momento della condanna – perché prima è impossibile per legge – provvederà alla radiazione dall’Albo e a costituirsi parte civile nel processo per il gravissimo danno alla professione di infermiere e alla sua immagine presso i cittadini che i fatti di Piombino hanno provocato. Naturalmente tutto ciò che sarà riconosciuto al Collegio sarà devoluto a centri di assistenza e aiuto alle persone fragili.

Il testo completo della Lettera

COLLEGIO IPASVI PROVINCIA DI LIVORNO
LETTERA APERTA AI CITTADINI

Caro cittadino,
la prima cosa che vogliamo fare in questo momento così difficile per la nostra professione e per la tua serenità è assicurarti che ciò che la cronaca ti offre in questo periodo non è una storia di infermieri, ma, se le accuse saranno formalizzate e provate, di un vero killer che con la nostra professione non ha nulla a che fare. E che, sempre che le accuse vengano confermate, l’ha utilizzata e sfruttata come “arma impropria” per i suoi fini, provocando l’esatto opposto di ciò che noi ogni ora, ogni minuto, ogni giorno dell’anno vogliamo evitare a chi si affida ai servizi sanitari: la morte.
Siamo allibiti davanti a tanta ferocia, siamo esterrefatti perché il sistema non è stato in grado di prevenire, ma neppure di fermare questa spirale odiosa di violenza prima che avesse gli effetti ormai, purtroppo, sotto gli occhi di tutti. Ma siamo anche preoccupati, seriamente preoccupati – e con noi tutti i professionisti della salute che ogni giorno operano nelle strutture sanitarie nel rispetto della vita – perché uno degli effetti più gravi che si stanno avendo è la paura, la tua paura.
Giustificata e naturale, questa paura rischia di mettere in pericolo chi cerca aiuto per la sua salute e che, come prima cosa, vede nella sua mente l’immagine impossibile da descrivere e accettare di quei morti e delle famiglie che li hanno pianti.
Gli infermieri non sono così, non vogliono essere neppure accostati a ciò che è accaduto, respingono e rifiutano anche la sola idea che qualcuno possa aver utilizzato la professione in cui credono per compiere atti che non sono neppure nella loro immaginazione.
Gli infermieri sono cresciuti professionalmente negli ultimi 20 anni e lo hanno fatto seguendo nel loro percorso la strada per rispondere sempre di più ai tuoi bisogni, cercando di essere quanto migliori possibili per soddisfarli e per soddisfare te e la fiducia che hai riposto in loro.
Questo fatto di pura cronaca, e non di sanità, è, come tutte queste evidenze, il lampo che abbaglia le menti e gli animi, cancellando ciò che invece è sotto gli occhi di tutti: i risultati e le vittorie che anni e anni di professione dedicata al prendersi cura hanno premiato con tanti successi sia nell’assistenza di tutti i giorni che in situazioni in cui è grazie agli infermieri che molte vite si sono salvate.
Vorremmo che tu non smettessi di sorriderci e di credere in noi e in quell’assistenza sanitaria a cui dedichiamo, con tutti gli altri professionisti che ti assistono nel momento del bisogno, la nostra stessa vita. Per scelta, per passione, per vocazione se vuoi, ma sicuramente mai e poi mai per veder sfruttata la fragilità e il dolore altrui a fini che l’essere umano non può e non deve accettare.
Sappiamo che queste nostre parole non potranno mai cancellare tutto ciò che hai visto, che hai ascoltato, le immagini assurde a cui sei stato sottoposto e che sicuramente e umanamente riecheggiano nella tua mente ogni volta che solo pensi ai servizi sanitari. Noi, come veri infermieri, siamo oltre che inorriditi, anche indignati per il fatto che la nostra professione sia diventata uno strumento per facilitare un’attività inaccettabile, inconcepibile e fuori da ogni ottica che possa riguardarla. Dobbiamo essere chiari: se le accuse presunte saranno confermate non stiamo parlando di una infermiera, e non vorremmo si parli di un’infermiera, ma di un killer. Così come è accaduto per altre professioni. Si tratta di fatti di cronaca altrettanto terribili ma di cui paradossalmente è rimasta una traccia minore perché le vittime, pur sempre innocenti e inconsapevoli, non erano persone fragili e indifese.
Gli infermieri, quelli veri, sono accanto alle famiglie delle vittime a cui manifestano tutta la loro vicinanza. Gli infermieri, quelli veri, hanno stretto con i cittadini un patto – e lo rispettano – per l’assistenza, perché si rafforzi la loro risposta sanitaria e si garantisca una presenza professionale altamente qualificata ed efficace in cui sia sempre più trasparente e integrato il compito di chi diagnostica e cura le patologie con il nostro: quello di chi assiste e accompagna la persona nei suoi percorsi curativo-assistenziali.
Gli infermieri progettano, sperimentano, costruiscono e ricostruiscono processi assistenziali e percorsi organizzativi. Si impegnano in nuove logiche curative, educative e nella realizzazione di reti relazionali che nel loro insieme danno risposta a nuovi bisogni di cura e assistenza scaturiti appunto anche dalla fragilità, dalla dipendenza, dalla cronicità, dal disagio e dalla solitudine nella malattia e nel fine vita.
Gli infermieri ci sono e ci vogliono essere. Sempre di più, con maggiore consapevolezza e maggiori responsabilità. Accanto ai cittadini.
Gli infermieri assistono e si prendono cura, non fanno mai del male a chi si affida a loro, gli infermieri non feriscono. Gli infermieri, quelli veri, non uccidono. Mai.
7 aprile 2016

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1 commento

  1. Sono scioccata, basita. È stata incarcerata un infermiere senza alcuna prova, ma “sospettata” di omicidio. E di cosa si preoccupano gli infermieri? Di dissocciarsi dalla presunta, ma già per troppi definita killer. Ancora un’altra volta mi pare che non interessi la verità. Interessa solo essere al di fuori dello scandalo. Esattamente quello che è successo con il chirurgo Brega Massone, fin da subito colpevole. Nessuna solidarietà dai colleghi nemmeno nel richiedere perizie super partes per stabilire effettivamente se le operazioni erano davvero inutile.
    http://www.rivistapaginauno.it/controcronaca-Bregamassone-processo-assise.php#consulenze
    Oltre ai medici e infermieri,che dovrebbero essere in prima linea, dovremmo tutti essere preoccupati di indagini ancora così superficiali e non solo pensare di tirarsene fuori il più rapidamente possibile. Faremmo in questo caso un gran favore ai pazienti, e a tutti gli addetti della sanità.
    Sarebbe stato preferibile una lettera che invitava ad accertare accuratamente la verità al fine di garantire la giustizia per tutti.

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