Sarebbe morto in conseguenza della lastra refertata in ritardo D.B., 61 anni. Il caso risale al maggio del 2017 e ora, il medico di radiologia, è stato rinviato a giudizio per omicidio colposo.

Un medico di radiologia è stato rinviato a giudizio per omicidio colposo: una lastra refertata in ritardo avrebbe cagionato un conseguente ritardo nella diagnosi dell’aneurisma aortico in corso su un paziente, poi deceduto.

La vicenda

Il fatto risale a maggio 2017, ed è avvenuto all’ospedale Vannini di Roma, come riporta Il Messaggero.

D.B., di 61 anni, si reca in ospedale con dei fortissimi dolori addominali. Alle 3.27 viene disposta dai medici una radiografia.

Il medico – ora sotto inchiesta – la effettua immediatamente. Si tratta di un dirigente dell’Unità operativa complessa di Radiologia.

Gli bastano 5 minuti soltanto per avere la radiografia pronta. Tuttavia, impiegherà ben tre ore e 7 minuti per farla avere in chirurgia.

La lastra in ritardo è infatti giunta in Chirurgia alle ore 6.40 del mattino.

Un ritardo che, come scritto dal pm Pietro Pollidori nell’imputazione, ha determinato “un decisivo ritardo nelle attività diagnostiche successive, come una Tac addominale”. Analisi che avrebbero permesso “l’individuazione dell’aneurisma in fase di rottura, con conseguente ulteriore perdita di due litri di sangue e choc emorragico che rendeva il necessario intervento chirurgico ad elevatissimo rischio di mortalità”.

Un intervento che è stato comunque effettuato in seguito al San Giovanni Addolorata, dove il paziente era stato trasferito in condizioni disperate e dove è poi deceduto.

Ma cosa è accaduto durante quelle tre ore? Perché il radiologo ci ha messo così tanto? Di questa lastra in ritardo, il medico dovrà ora rendere conto dinanzi a un giudice del tribunale monocratico.

Anche perché, quelle tre ore, se risparmiate avrebbero, secondo la ricostruzione della procura, potuto salvare il paziente, morto poche ore dopo mentre veniva operato d’urgenza per arginare l’aneurisma aortico in corso.

La perizia stilata dal chirurgo Innocenzo Bertoldi e dal medico legale Guido Maria De Mari, parla infatti di tempi “eccessivamente dilatati per refertare la Rx”.

Non solo.

Sempre secondo la perizia, “le condizioni del paziente rimanevano pressoché invariate fra le 2.55 e le 5.55, mentre mostravano un evidente decadimento fra le 5.55 e le 8.12, quando è stato deciso il trasferimento”.

Un dato che corrobora ulteriormente l’ipotesi secondo cui il ritardo nel refertare la lastra è stato probabilmente decisivo per le sorti del paziente.

Ora saranno i giudici a stabilire la verità sull’accaduto.

 

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