Lo sostiene una ricerca dell’Australian National University condotta su 8mila adulti

L’Agenzia Internazionale del Lavoro delle Nazioni Unite, organismo che si occupa di promuovere il lavoro dignitoso e produttivo, quasi un secolo fa stabiliva a 48 ore il limite per il lavoro industriale su base settimanale. Oggi, a distanza di circa cent’anni, i ricercatori della Australian National University, analizzando i dati estratti da un’indagine sulle dinamiche tra lavoro, salario e attività domestiche condotta su 8mila adulti, hanno rivisto quel limite al ribasso di ben nove anni.
Lo studio, pubblicato sulla rivista Social Science & Medicine evidenzia come, per mantenere uno stile di vita salutare, non bisognerebbe superare le 39 ore di lavoro settimanali, ovvero otto ore scarse di lavoro al giorno, ma solo nei giorni feriali; oltre tale soglia, secondo gli scienziati, la salute mentale e fisica comincerebbe a risentirne, in quanto il tempo lavorativo impiegato viene sottratto, ad esempio, alla cura di se stessi e della propria alimentazione.
Il limite delle 39 ore è frutto di una media tra i due sessi e non tiene conto del tempo impiegato per le altre attività che si svolgono, tra cui, in primis, quelle domestiche. Le faccende di casa ricadono in misura maggiore sulle donne; tale fattore dovrebbe abbassare la soglia delle ore lavorative per il sesso femminile a 34 ore settimanali. Per gli uomini che invece si disinteressano totalmente delle attività domestiche il monte ore settimanale potrebbe aumentare fino a 47 ore, una stima decisamente più vicina a quella dell’ILO.

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