Avviata una inchiesta sul caso della donna morta a 39 anni dopo il parto. Sono sette i medici indagati che hanno seguito la donna per 45 giorni

È stata aperta un’inchiesta che vede indagati 7 medici sul decesso di una donna morta a 39 anni dopo il parto. I fatti sono avvenuti all’ospedale Santa Croce di Moncalieri, anche se la donna è deceduta al Molinette.

La donna si chiamava Sara Festa ed era originaria di Chieri. Sposata e con un bambino, aveva appena dato alla luce una bambina, purtroppo nata morta.

L’ipotesi è che fosse affetta dalla sindrome di Hellp, complicanza della gestosi che subentra nella fase tardiva della gravidanza.

La donna, infatti, era arrivata a Torino dall’ospedale di Moncalieri in condizioni disperate. Dieci giorni prima – al Santa Croce – aveva partorito Giorgia, ma la piccola, di 34 settimane, era nata già morta.

Ora, per questa vicenda, sono iscritti nel registro degli indagati sette medici dell’ospedale Santa Croce. Il reato ipotizzato è omicidio colposo.

Sì, perché la domanda adesso è se i medici avrebbero potuto salvare prima la bambina e poi la madre. Inoltre, ci si chiede se la gestosi sia stata trattata in modo adeguato.

Sul punto una prima consulenza affidata dalla Procura al medico legale Valter Declame aveva escluso responsabilità da parte dei sanitari.

Tuttavia, il gip ha ordinato nuovi accertamenti e la famiglia della donna – assistita dall’avvocato Claudio Strata – ne ha prodotta un’altra.

In essa, erano state messe in evidenza quelle che – per la famiglia – furono le presunte responsabilità dei sanitari che hanno avuto in cura la donna durante i 45 giorni precedenti al decesso.

“Le linee guida – spiega il legale – dicono che nel caso di donna in gravidanza che manifesti ipertensione si debba cercare di anticipare il parto se il feto non è immaturo. Cosi, per quanto ci consta, non è stato fatto”.

La donna morta a 39 anni dopo il parto aveva già avuto un problema analogo con la prima gravidanza, con pressione molto alta. Il parto allora era stato indotto. Pertanto, quando un anno e mezzo fa aveva riscontrato sintomi identici, si era rivolta al suo ginecologo di fiducia che le aveva consigliato di recarsi all’ospedale. Qui, viene visitata varie volte. Prima del 31 marzo, il 2 aprile e il 10 aprile. Dopo esami e analisi fu dimessa. Fino alla notte tra il 12 e il 13 aprile. Alle 3.15 è stata sottoposta al cesareo, perché il battito del feto era “quasi assente”.

E infatti la piccola era nata morta.

Oltre al dolore per questa perdita, le condizioni della donna sono peggiorate velocemente. “Non sento più le gambe”, avrebbe detto ai medici. Da lì il ricovero in rianimazione. Il 14 aprile, la donna viene trasferita a Torino per ulteriori accertamenti. Alle Molinette viene evidenziato un ematoma epidurale e una dissezione dell’aorta.

Sono seguiti due delicatissimi interventi, a seguito dei quali – dopo 9 giorni di agonia – è morta. I medici delle Molinette sono comunque estranei all’inchiesta.

All’indomani del decesso, l’Ospedale di Moncalieri ha rilasciato una dichiarazione.

“La donna – si legge – si è presentata nel nostro presidio il 13 aprile ed è stata ricoverata qui solo una notte. Soffriva di una gestosi gravidica. È stato praticato un cesareo d’urgenza ma il feto, purtroppo, è nato già morto. Il giorno dopo è stata trasferita alle Molinette e abbiamo appreso della sua morte solo a posteriori”.

 

 

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