Alla base un insieme di fattori fisiologici e legati al clima, ma anche le mancate vaccinazioni e la scarsa prevenzione

Il numero di decessi registrato nel 2015 in Italia è pari a 647.571, cifra superiore di 49.207 unità rispetto a quella del 2014; si tratta del valore più elevato dal 1945. E’ quanto rilevato dal Bilancio demografico nazionale diffuso dall’Istat. L’aumento dei decessi è stato più marcato rispetto a quello fisiologico di una popolazione che invecchia e ciò a causa di una serie di fattori concomitanti di diversa natura, congiunturali e strutturali

Nel 2015 si sono registrati picchi di mortalità nei primi mesi dell’anno, in corrispondenza del periodo di maggior diffusione di epidemie influenzali, e a luglio, mese in cui si sono sperimentate temperature particolarmente elevate per un periodo di tempo prolungato. C’è stato, inoltre, un effetto “rimbalzo” rispetto al 2014, quando il numero di decessi era calato rispetto agli anni precedenti, con un guadagno in sopravvivenza da parte di individui anziani o molto anziani; l’85% dell’eccesso di decessi del 2015 è stato infatti registrato nella classe di età 75-95 anni.

Il progressivo aumento degli anziani al di sopra degli 85  ha comportato un incremento di popolazione in condizioni di fragilità e quindi più esposta al rischio di mortalità per eventi climatici atipici, come appunto l’estate torrida dello scorso anno, o dovuto al contesto epidemiologico, come nel caso delle sindromi influenzali particolarmente aggressive.

“La prima componente di cui dobbiamo tener conto è quella demografica. Siamo un Paese con molti anziani, la frequenza delle morti quindi cresce “, ha affermato il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Walter Ricciardi, nel commentare i dati dell’Istat, sottolineando tuttavia come ci siano anche molte morti evitabili. “La mancata vaccinazione antinfluenzale di tantissimi anziani dopo un falso allarme sui rischi del vaccino ha aumentato il numero dei decessi – spiega Ricciardi – e a questo si è aggiunto, nella stagione estiva, un caldo prolungato che, sempre negli anziani, ha determinato un ulteriore aumento della mortalità”. Il presidente dell’Iss ha poi rimarcato come la gestione del fenomeno passi necessariamente attraverso una riorganizzazione dei servizi e maggiori investimenti nella prevenzione, un fattore su cui “l’Italia persevera nell’errore di non investire”.

- Annuncio pubblicitario -

LASCIA UN COMMENTO O RACCONTACI LA TUA STORIA

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui