L’americana Fda lancia l’allarme: sarebbero migliaia i pacemaker a rischio hackeraggio. La causa è un problema nel software

Tutto ruota intorno alla connessione wifi, di cui sono dotati i pacemaker a rischio. Questa, infatti, rappresenta una possibile via d’accesso al dispositivo salvavita, non solo per i tecnici ad hoc, ma anche per i pirati della rete.
Ed è stata la statunitense Food and Drug Administration a dare la notizia dei rischi corsi dai pazienti. Mentre dai microfoni della BBC  è trapelato il nome della società che ha prodotto i pacemaker a rischio.
Si tratta della St. Jude Medical, di proprietà della Abbott. A rischio non solo i salvavita statunitensi, ma anche migliaia di pacemaker sparsi nel mondo. Le conseguenze di un’eventuale violazione informatica dei dispositivi medici, da parte di hacker, sarebbero diverse.
Di fatto, il congegno elettronico, impiantato sotto la pelle del torace del paziente, ha la funzione di correggere, ove fosse necessario, il ritmo del battito cardiaco. E lo fa attraverso l’emissione di impulsi elettrici che, oggi, vengono gestiti automaticamente dal dispositivo. Si tratta, quindi, di strumenti che oggi sono molto sofisticati, capaci di trasmettere i dati clinici del paziente al centro ospedaliero competente.
Proprio per le sue funzioni determinanti riguardo lo stato di salute del paziente che ne è dotato, il salvavita elettronico, qualora sia manipolato, rappresenta un potenziale pericolo per la salute della persona a cui è stato impiantato.

I rischi

I malintenzionati, una volta entrati nel pacemaker, potrebbero accelerare le pulsazioni dell’apparecchio, o corrompere la batteria, diminuendo sensibilmente la sua durata. E, anche se non sono stati registrati casi di intrusione informatica nei dispositivi salvavita, le ipotesi sembrano concrete.
Per scongiurare le ipotesi, St Jude Medical e Abbott hanno inviato delle comunicazioni a centinaia di migliaia di persone, portatrici dei pacemaker a rischio. Ai pazienti è stato, infatti, consigliato di aggiornare il dispositivo, per evitare intrusioni. Ed hanno creato un firware, per proteggerlo da violazioni esterne.
 
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