Sono state approvate le modifiche alla direttiva sul mercato unico digitale da parte della commissione giuridica dell’Europarlamento.

Una vera e propria tassa sui link. È quanto prevede la stretta decisa dall’Europa sul copyright online, stabilita con l’approvazione delle modifiche alla direttiva sul mercato unico digitale da parte della commissione giuridica dell’Europarlamento.

Un cambiamento importante – e per molti controverso – che investirà anche i cosiddetti “meme”, le immagini gratis che circolano liberamente sui social, così come gli upload di foto e video sul web.

Una riforma, quella del copyright digitale che introdurrà la tassa sui link, che già sta facendo discutere.

Questo per due ordini di ragioni.

Sul piatto ci sono due interessi contrapposti: da un lato quellodel legislatore di tutelare i diritti intellettuali. Dall’altro, non meno importanti, quello degli utenti che non vogliono restrizioni sulla rete.

La norma, di fatto, imporrà un pagamento per ogni contenuto protetto.

Questo significa che ci vorrà molta attenzione per i contenuti di Youtube, Instagram, Facebook eccetera. In questo modo, infatti, qualsiasi video, brano o immagine tutelati da licenza non potranno essere condivisi così semplicemente, tantomeno i meme o le foto.

Quanto ai link, invece, si profila all’orizzonte una vera e propria “link tax” – una tassa sui link – per la pubblicazione degli indirizzi web di articoli di giornali e riviste e filtri che blocchino sulle grandi piattaforme contenuti audiovisivi (parzialmente o totalmente) protetti da diritti.

Questa dovrà essere pagata agli editori nel momento in cui vengono pubblicati gli indirizzi web e quando l’anteprima del link ingloba un estratto o un riassunto della notizia/articolo.

L’obiettivo, secondo il relatore del provvedimento nella commissione Ue, Alex Voss, è introdurre delle norme a suo avviso “doverose”.

Perché, dichiara, “creatori e editori di notizie devono adattarsi al nuovo mondo di Internet come funziona oggi”.

Spesso, infatti, ricorda l’europarlamentare, editori e autori di notizie, soprattutto “più piccoli – non sono pagati – a causa delle pratiche di potenti piattaforme di condivisione dei contenuti online e aggregatori di notizie”.

Secondo Voss, dunque, introducendo la tassa sui link si correggerebbe questo modo di fare sbagliato.

Si potrebbe quindi applicare un’equa retribuzione per il lavoro svolto a tutti “sia nel mondo fisico che online”.

Tuttavia, le modifiche approvate dovranno prima arrivare in aula il prossimo 2 luglio e non è affatto detto che vengano confermate.

 

 

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