Nell’anno accademico 2015/2016 la decisione del Miur avrebbe comportato la non assegnazione di circa 500 posti per le facoltà di medicina e odontoiatria

Negli scorsi giorni il Consiglio di Stato, ha accolto, con vari decreti, i primi ricorsi relativi al blocco, da parte del Ministero dell’istruzione università e ricerca, dello scorrimento delle graduatorie per le facoltà di medicina e odontoiatria. Una scelta che era stata deliberata con il decreto 50 dello scorso 8 febbraio,  e in base alla quale non sarebbero stati assegnati circa 500 posti sul totale di quelli previsti per l’anno accademico 2015/2016.

Il decreto del Miur cristallizzava la graduatoria nazionale alla fine del primo semestre di studi, imponendo a chi ancora non era assegnato a un corso di studi di scegliere e non aspettare ulteriori scorrimenti verso l’alto, pena l’estromissione. Ciò per evitare che i continui scorrimenti finissero per protrarre per tempi troppo lunghi l’apertura della graduatoria.

E’ questo infatti il rischio determinato dal meccanismo della graduatoria unica nazionale, introdotto 3 anni fa. Tale sistema consente ai candidati ai corsi di laurea a numero programmato di indicare in ordine di preferenza più sedi universitarie. In tal modo si supera la contraddizione delle graduatorie locali, per la quale rischiano di rimanere fuori candidati migliori rispetto ad altri di aree geografiche diverse che riportano punteggi inferiori.

Con la graduatoria unica nazionale, migliore è il piazzamento in graduatoria e maggiori sono le probabilità di approdare nella sede scelta, dove in genere l’immatricolazione avviene in tempi rapidi. Coloro che conseguono un punteggio inferiore, nel caso in cui i candidati meglio classificati siano stati assegnati e si siano immatricolati presso gli atenei da loro indicati come prima scelta, vengono assegnati all’Università indicata come seconda preferenza e hanno  4 giorni di tempo per immatricolarsi, pena la decadenza dalla graduatoria.

A questo punto in caso di rinunce, il Ministero segna come “prenotato” nell’ateneo in cui rimangono posti vacanti chi, anche se più sotto in graduatoria, ha comunque conseguito il diritto a un posto in quell’ateneo. Il “prenotato” può immatricolarsi nel corso dell’ateneo di riserva o aspettare gli aggiornamenti delle graduatorie, nella speranza che qualcuno meglio classificato rinunci al corso nell’università da lui preferita e gli liberi il posto.

Ciò comporta la periodica ripubblicazione delle graduatorie da parte del Ministero. Pertanto se l’elenco unico nazionale da un lato garantisce più meritocrazia rispetto alle graduatorie locali, dall’altro i continui scorrimenti rischiano di ritardare oltremisura la chiusura della graduatoria

Con il blocco della graduatoria deliberato dal Miur, tuttavia, dato il breve periodo intercorrente tra il termine per l’immatricolazione e la chiusura della graduatoria stessa, sono rimasti vacanti diverse centinaia di posti. Chi stava più sotto in graduatoria non ha avuto modo di prendere i posti di chi pur essendo più in alto ha rinunciato ad immatricolarsi.

Di qui la decisione di alcuni candidati di rivolgersi al Tar del Lazio e quindi al Consiglio di Stato, il cui responso rischia ora di spianare la strada a una pioggia di nuovi ricorsi.

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