La proposta di Annao Assomed per arginare il fenomeno delle aggressioni in sanità, sempre più frequenti su tutto il territorio

Confronto tra rappresentati parlamentari, parti sociali e sindacali sul tema delle aggressioni in sanità in occasione di un convegno organizzato dall’Anaao Assomed Campania presso l’aula magna del C.T.O di Napoli.

I lavori, introdotti da Marlene Giugliano hanno visto la supervisione di Bruno Zuccarelli, vice segretario nazionale AnaaoAssomed e il coordinamento di Vincenzo Bencivenga, segretario regionale AnaaoAssomed.

In quattro sessioni si è fatta chiarezza sulle dinamiche del fenomeno delle aggressioni in sanità, sempre più frequenti, attraverso un’analisi compiuta di tutte le dimensioni in gioco; genesi delle aggressioni, compromissione psichica degli operatori, carenze strutturali e gestionali.

Le proposte politiche

Animato il dibattito tra le parti in causa, soprattutto sull’istituzione della qualifica di pubblico ufficiale.

La Lega, rappresentata da Pina Castiello la ritiene una richiesta legittima in quanto il problema delle aggressioni in sanità “è serio e riguarda l’intero Paese”.

Michela Rostan, (Articolo 1, Movimento Democratico e Progressista), spiega che la sua proposta di attribuire agli operatori la qualifica di pubblico ufficiale non va considerato come un aggravio di tempo e spese per la sanità ma come una misura necessaria, soprattutto in alcuni contesti “Al Sud -spiega – è più facile ricorrere alle mani; è un fenomeno tipico di certi contesti socio-culturali”.

Paolo Russo (Forza Italia) sostiene invece che “l’inasprimento delle pene non ha mai sortito effetto”. Propone quindi “una norma di premialità o penalità dei dirigenti sul risk management”.

In disaccordo anche Paolo Siani (Pd) secondo cui «è necessaria un’alleanza per una modifica alla norma e procedere con la denuncia d’ufficio».

Anche il M5S non è approva con la proposta. Manuel Tuzi dichiara: “Strutture fatiscenti, carenza di personale. Veniamo da tre anni di tagli alla Sanità. Puntiamo su edilizia sanitaria, osservatorio nazionale e “patto urbano” sindaci-prefetture-ospedali. No al medico pubblico ufficiale, sì alla modifica del articolo 61 del c.p.”.

Favorevole invece Enrico Coscioni, consigliere del Presidente della Regione Campania per la Sanità: “«I codici del triage sono importanti. La condizione di pubblico ufficiale la ritengo utile perché il camice bianco rappresenterebbe una divisa“.

Il dibattito si interroga anche sulle cause del fenomeno. Secondo Tonino Aceti “fenomeni di aggressività hanno alla base carenza di fiducia nei confronti dei sanitari. La credibilità passa per l’organizzazione dei servizi efficaci ed efficienti che creerebbero meno episodi di violenza”.

Bruno Chignoli, richiama poi la legge 81 che regola il lavoro e ricorda “che la denuncia scatta dopo 3 giorni di prognosi. Il lavoro è terra sindacale: turnazioni, personale impiegato oltre le 48 ore. Per svolgere il lavoro c’è bisogno di uno stato di salute compatibile con il lavoro svolto”.

Secondo Vincenzo Arbucci «è necessario un programma sistemico basato su formazione e comunicazione. Possiamo chiedere alle direzioni aziendali l’applicazione della raccomandazione n.8 e integrarla con altri modelli europei».

Anaao Assomed

Anaoo Assomed per arginare il fenomeno delle aggressioni in sanità, spiega che servono finanziamenti. Carlo Palermo, segretario nazionale Anaoo Assomed dichiara “Propongo che formazione, programmazione e contratti ritornino sotto l’egida del ministero della Salute”. “Il problema – aggiunge – non può essere risolto con una proposta di deterrenza. Il medico salva la vita, non se ne parla abbastanza”.

Costantino Troise, presidente nazionale Anaao Assomed chiosa: “Tra sicurezza delle cure e l’aggressività ci sono diversi aspetti di similitudine. Due facce stessa medaglia. Il medico è la figura che meglio si è prestata come capro espiatorio. Non tutto ciò che è dannoso nell’evento clinico è sempre imputabile ad errore umano“, è quindi necessario strutturare un programma d’intervento volto a rinsaldare la fiducia nel ruolo dei medici e sanitari.

Simeu

Interviene nel dibattito sulle aggressioni in sanità anche la Società italiana della medicina di emergenza-urgenza (Simeu). Il Presidente Francesco Rocco Pugliese spiega che “Gli operatori sanitari sono 16 volte più a rischio di violenza degli altri lavoratori” e in particolare “gli operatori dei Dipartimenti di Emergenza, e prevalentemente gli infermieri, rischiano di subire comportamenti violenti”.

La gestione del fenomeno, per la Simeu, deve avvenire attraverso interventi sul contesto, sugli operatori, sui media e legislativi. Il ddl 867 “Disposizioni in materia di Sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie”, in discussione al Senato, è “indispensabile”.

Così come è necessario, ha concluso Pugliese, “formare gli operatori a tecniche di comunicazione per la gestione dei pazienti difficili“.

 

Barbara Zampini 

 

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