Si chiude la vicenda giudiziaria che ha coinvolto il ginecologo Severino Antinori. Per i giudici il furto di ovuli c’è stato: sette anni e due mesi di carcere la condanna, insieme alla interdizione dall’esercizio della professione per cinque anni e mezzo

Per i giudici, il furto di ovuli c’è stato. E per questo, è stato condannato a sette anni e due mesi di carcere il ginecologo Severino Antinori, pioniere della fecondazione assistita, che adesso è stato anche interdetto dall’esercizio della professione per 5 anni e mezzo.

Per il tribunale di Milano non ci sono dubbi: Antinori è colpevole di aver prelevato forzatamente da una giovane donna otto ovuli. Ovuli che il medico poi avrebbe voluto rivendere ad altrettante coppie in cerca di figli.

Un autentico furto di ovuli perpetrato con la forza e con modalità che hanno reso questo caso tristemente celebre negli ultimi anni.

Il professore dovrà ora risarcire la parte lesa con 15mila euro ed è stato interdetto (a condanna definitiva) dall’esercizio della professione per cinque anni e mezzo.

I giudici hanno inoltre disposto la confisca degli embrioni ancora sotto sequestro.

Contestualmente, si è stabilito che alla clinica milanese Matris, dove operava Antinori, debbano rimanere i sigilli.

Il professionista si è difeso così. “Colei che mi accusa – ha dichiarato Antinori – è stata qualificata calunniatrice da un altro giudice, che a sua volta ne ha ordinato l’imputazione coatta”.

L’infermiera spagnola che ha fatto scattare l’inchiesta è difatti imputata per calunnia in un procedimento parallelo voluto dal gip Luigi Gargiulo che, lo scorso ottobre, ha disposto l’imputazione coatta per la giovane spagnola non credendo alla sua versione.

Tuttavia, l’ottava sezione del tribunale l’ha ritenuta attendibile. E così, sono partite le condanne. Non solo per Antinori, ma anche per la segretaria del professore, Bruna Balduzzi, condannata a 5 anni e 2 mesi. La stessa pena inflitta all’anestesista Antonino Marcianò.

Per una tentata estorsione con minacce telefoniche a una coppia di clienti della Matris che non voleva versare più di 25 mila euro per un figlio con la fecondazione assistita, è stato condannato a 2 anni a Gianni Carabetta, amico di Antinori.

Assolta, invece, l’altra segretaria Marilena Muzzolini.

Quanto alla giovanissima vittima, un’infermiera spagnola di origini marocchine, la donna raccontò nella denuncia di essere stata immobilizzata, sedata e poi costretta a subire l’intervento.

Inizialmente, la giovane aveva accettato di donare i suoi ovuli dietro la promessa di ricevere 7mila euro. Subito dopo però si era rifiutata perché, aveva affermato nella sua deposizione, “vietato dalla religione musulmana”.

Nonostante il suo rifiuto, Antinori e la segretaria Balduzzi l’avrebbero trascinata con la forza in sala operatoria. Qui, l’anestesista condannato l’avrebbe sedata contro la sua volontà. A quel punto, sarebbe avvenuto il prelievo forzato senza consenso.

 

 

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