Le malattie reumatiche, pur essendo malattie che causano spesso invalidità importanti, a livello mediatico vengono poco citate, forse perché non necessariamente hanno esiti letali. Così si hanno spesso informazioni ridotte e frammentarie, spesso errate, per cui frequentemente nell’utenza si assiste ad una estrema confusione ad esempio fra artrite reumatoide ed artrosi. Da ciò la necessità di dare sempre più spazio all’informazione, alla ricerca, alla prevenzione, al trattamento e alla riabilitazione delle malattie reumatiche.

Si ricorda che l’artrite reumatoide, più presente nell’Europa del Nord che nei paesi del bacino del Mediterraneo, più nelle donne che negli uomini, è presente in Italia in ragione di un malato su 250 abitanti. Vi sono quindi 400 mila persone affette da tale patologia nel nostro paese. Può esordire ad ogni età, ma in oltre il 70% dei casi compare tra i 40 e i 60 anni. Si tratta di una malattia infiammatoria cronica autoimmune di cui non si conosce appieno la causa. Colpisce prevalentemente le articolazioni ma spesso anche tessuti ed organi extraarticolari. In linea di massima si produce una erosione delle articolazioni colpite con danno irreversibile dell’articolarità e conseguente disabilità cronica. Nel tempo sempre un maggior numero di articolazioni viene colpita causando, con il dolore e le rigidità articolari, una progressiva limitazione funzionale ed ipotrofia muscolare con sindrome da affaticamento cronico che provoca una graduale limitazione delle attività quotidiane e dell’aspettativa di vita.

La terapia farmacologica, con farmaci sempre più specifici e naturali, ha provocato negli anni, un miglioramento della prognosi di tale patologia. La riabilitazione si affianca alla terapia medica in tutte le fasi della malattia con il suo corredo di esercizi fisici, terapia manuale, applicazione di ausili, ecc., consentendo al paziente di mantenere il più possibile una condizione accettabile di movimento. Va da sé che la riabilitazione sarà quanto più efficace, quanto più precoce sarà il trattamento. Da qui la necessità di un rapporto stretto e continuo tra paziente-reumatologo-fisiatra-fisioterapista-chinesiologo. Solo così si potrà prevenire l’aggravarsi degli esiti della malattia riducendo e posticipando sempre di più nel tempo le problematiche connesse a tale patologia.

Centro MERIBEN Genzano
Dott. Luigi Girvasi

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