Se un furto al supermercato viene sventato grazie all’intervento della sorveglianza e la refurtiva non esce dal negozio, il reato può dirsi consumato?

La Corte di Cassazione è tornata ad esprimersi sulla distinzione tra il furto “consumato” e quello solo “tentato”. Con la sentenza n. 14538 del 24 marzo 2017 la Suprema Corte conferma le precedenti sentenze emesse sul tema.
Il delitto di furto commesso all’interno di un supermercato non può considerarsi “consumato” ma solo “tentato”, se c’è un intervento degli addetti alla vigilanza che impedisca di portare le refurtiva fuori dal punto vendita.

Il caso

Una donna era stata condannata in primo grado dal Tribunale di Voghera per un furto commesso all’interno di un supermercato. Seppur con una parziale riforma del primo grado giudizio, la Corte d’Appello di Milano aveva confermato la condanna.
La donna è quindi ricorsa in Cassazione perché riteneva che la Corte d’appello avrebbe dovuto condannarla solo per “tentato furto”, dal momento che il reato non era stato perfezionato. “Al momento dell’apprensione materiale della merce”, infatti, “la vigilanza dell’esercizio commerciale aveva già in corso il monitoraggio della condotta incriminata”.
Secondo la ricorrente, quindi, il furto non poteva considerarsi commesso, ma solo tentato. Ciò perché nel momento in cui lei aveva sottratto la merce dagli scaffali, gli addetti alla vigilanza del supermercato la stavano controllando e, dunque, avevano impedito il fatto criminoso.

La sentenza della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dato ragione alla ricorrente e ne ha accolto il relativo ricorso in quanto fondato.
Secondo la Cassazione, infatti, in caso di furto commesso all’interno di un supermercato, il reato è “tentato” e non propriamente commesso quando l’azione furtiva sia monitorata dagli addetti alla vigilanza mediante apposite apparecchiature di rilevazione automatica del movimento della merce. Oppure “attraverso la diretta osservazione da parte della persona offesa o dei dipendenti addetti alla sorveglianza, ovvero delle forze dell’ordine presenti nel locale”.
In questi casi, dunque, secondo la Corte, il delitto di furto non può considerarsi “consumato” ma solo “tentato”, in quanto l’autore del reato non ha conseguito, “neppure momentaneamente, l’autonoma ed effettiva disponibilità della refurtiva, non ancora uscita dalla sfera di vigilanza del soggetto passivo”.
Per questo motivo la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’imputata, ha annullato la sentenza della Corte d’Appello di Milano e l’ha rinviata alla stessa corte perché si esprimesse nuovamente sulla questione.
 
Leggi anche
FURTO IN UN SUPERMERCATO, QUANDO SI CONFIGURA COME REATO?
FURTO, REATO INTEGRATO SOLO SE IL BENE ESCE DALLA SFERA DI VIGILANZA DEL POSSESSORE
 

- Annuncio pubblicitario -

LASCIA UN COMMENTO O RACCONTACI LA TUA STORIA

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui