I camici bianchi erano accusati della morte di un uomo di 47 anni, ma il Gip ha riconosciuto l’insussistenza di condotte colpose a loro ascrivibili

Erano indagati per omicidio colposo in relazione al decesso di un 47enne residente in provincia di Salerno, morto per una sepsi nell’agosto del 2018. Nelle scorse ore il Gip ha accolto la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura nei confronti di cinque medici in servizio in quei giorni negli ospedali di Nocera Inferiore e Sarno, riconoscendo l’insussistenza di condotte colpose in capo ai sanitari.

L’uomo, in base a quanto appurato, avrebbe chiesto a un parente di somministrargli un antidolorifico intramuscolo a causa di un forte mal di schiena. Poco dopo l’iniezione, tuttavia,  sia il gluteo che la gamba destra avrebbero cominciato a gonfiarsi costringendolo a recarsi in Pronto soccorso, a Nocera Inferiore. Qui i medici gli avrebbero diagnosticato un ascesso, prescrivendogli l’assunzione di un antinfiammatorio. Il medicinale però non avrebbe fatto effetto, costringendo l’uomo a tornare in ospedale. Questa volta, il personale sanitario avrebbe optato per l’esecuzione di un piccolo intervento chirurgico consistente nell’incisione dell’ascesso per drenarne il contenuto.

Nelle ore successive, tuttavia, le condizioni del 47enne sarebbero peggiorate, inducendo i familiari a chiamare il 118.

Arrivato in ospedale a Nocera sarebbe stato trasferito, per mancanza di posti letto, a Sarno dove dopo pochi giorni è sopraggiunto il decesso a causa di una sepsi oramai troppo estesa, che avrebbe provocato un arresto cardiaco.

I parenti si erano rivolti alla Procura per fare luce sulle cause del decesso e per accertare eventuali responsabilità da parte del personale sanitario che ebbe in cura il loro congiunto. La famiglia si era anche opposta alla richiesta di archiviazione da parte del Pm. A conclusione della Camera di consiglio, tuttavia, il Gip ha ritenuto di accogliere l’istanza del magistrato inquirente, sottolineando – come riportano i media locali – “l’insussistenza di condotte colpose in capo a tutti i sanitari, essendo stata formulata una diagnosi tempestiva della patologia e una corretta applicazione dei protocolli”. Secondo il Giudice, quindi, gli indagati nulla avrebbero potuto fare contro l’improvviso peggioramento del paziente, già debilitato, peraltro, per una patologia pregressa.

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