Nella vicenda di un imprenditore morto per una infezione polmonare, è stato chiesto il rinvio a giudizio per il medico che lo ha avuto in cura

C’è un medico rinviato a giudizio nella vicenda dell’imprenditore salentino di 52 anni, morto per una infezione polmonare da pneumococco subito dopo essere stato dimesso dal pronto soccorso dell‘ospedale di Forlì.

Ma ecco cos’è accaduto.

I fatti oggetto di indagine risalgono al febbraio 2016. L’uomo morto per una infezione polmonare, G.C., era un imprenditore originario di Carmiano. Fino a pochi giorni prima del decesso, aveva lavorato normalmente ed era in buone condizioni.

Il 52enne era poi stato colto da un malessere improvviso. Aveva la febbre alta ed era quindi stato trasportato al pronto soccorso d’urgenza.

Tuttavia, secondo le carte del fascicolo, sarebbe stato dimesso subito dopo con cure molto generiche.

Il medico gli prescrisse un antidolorifico, consigliandogli di mangiare in bianco e stare a riposo.

L’uomo però ha continuato a stare male e, tornato poco dopo al pronto soccorso, ormai in coma, è deceduto.

Inizialmente, per il suo decesso il pubblico ministero Filippo Santangelo aveva iscritto nel registro degli indagati ben 10 medici. Il medico di base dell’imprenditore edile, il medico di pronto soccorso che lo ebbe in cura e altri dottori connessi alla sua cartella clinica.

Davanti al gup sono cadute le accuse nei confronti di quasi tutti i medici, eccezion fatta per una dottoressa 40enne, ora rinviata a giudizio per omicidio colposo.

Secondo l’accusa e in base a quanto sostenuto dalla famiglia, l’uomo si sarebbe potuto salvare se gli fossero stati prescritti degli antibiotici e se fosse stato ricoverato.

I familiari – la moglie e due figli – sono rappresentati dagli avvocati Andrea Romagnoli, Gianluca Betti e Massimo Pifani.

Ora spetterà a giudice definire eventuali responsabilità della dottoressa, decidendo se accogliere o meno la richiesta di rinvio a giudizio.

 

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