Varato il Piano nazionale di Governo delle liste d’attesa. Prevista una revisione della classi di priorità per visite e analisi con l’indicazione dei tempi massimi da rispettare

E’ pronto il nuovo Piano nazionale di governo delle liste d’attesa (PNGLA) per gli anni 2018/2020. La misura è finalizzata a garantire un “appropriato, equo e tempestivo accesso dei cittadini ai servizi sanitari”. Il tutto attraverso l’applicazione di rigorosi criteri di appropriatezza, il rispetto delle classi di priorità e la trasparenza. E ancora, grazie all’accesso diffuso alle informazioni da parte dei cittadini sui loro diritti e doveri.

Il Piano prevede, tra le principali novità, una revisione delle classi di priorità per le prestazioni ambulatoriali (visite e analisi), con l’indicazione dei tempi massimi da rispettare. Le categorie, nello specifico, sono: urgente (entro 72 ore); breve (entro 10 giorni); differibile (entro 30 giorni per le visite o 60 giorni per le analisi); programmata (entro 120 giorni). Le classi saranno quattro anche per i ricoveri: A (casi gravi, entro 30 giorni); B (casi clinici complessi, entro 60 giorni); C (casi meno complessi, entro 180 giorni); D (casi non gravi, entro 12 mesi).

In caso di superamento dei termini massimi indicati, l’Azienda sanitaria dovrà intervenire con l’intramoenia.

Per i cittadini, tuttavia, la prestazione erogata avrà il costo del solo ticket. La cosiddetta intramoenia “aziendale” rappresenta uno strumento “eccezionale e temporaneo”. E’ prevista in coerenza con gli obiettivi di abbattimento delle liste d’attesa.

Il Piano potrà contare su una dotazione finanziaria di 150 milioni nel 2019 e 100 nel 2020 e nel 2021. Il testo deve ora passare al vaglio tecnico delle Regioni per la necessaria intesa. Una volta raggiunto l’accordo scatta il termine di 120 giorni entro i quali dovrà essere istituito, presso il Ministero della Salute, l’Osservatorio Nazionale sulle Liste di Attesa. Si tratta di un organo composto da rappresentanti del dicastero di Lungotevere Ripa, dell’Agenas, delle Regioni, dell’Istituto Superiore di Sanità. M anche dalle Organizzazioni civiche di tutela del diritto alla salute.

 

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