L’inchiesta ha stabilito che l’ortopedico arrestato e ai domiciliari dallo scorso marzo dovrà rispondere delle accuse di corruzione e lesioni

Si è chiusa l’inchiesta contro l’ex primario e ortopedico arrestato Norberto Confalonieri, chirurgo del Cto (Centro Traumatologico Ortopedico) dell’Ospedale Gaetano Pini di Milano, finito ai domiciliari il 23 marzo scorso, nell’ambito di un’inchiesta sulla sanità lombarda.
Le accuse, per i pm Maria Letizia Mannella ed Eugenio Fusco, sono quelle di corruzione e lesioni. Nello specifico, l’ortopedico arrestato è accusato di aver provocato lesioni (in un caso dolose, in altri due colpose) a 3 pazienti da lui operati. Per quanto concerne il reato di corruzione, a Confalonieri – ritenuto un luminare dell’ortopedia computerizzata – è stata contestata per i suoi presunti rapporti illeciti con due multinazionali.
L’ortopedico arrestato, infatti, avrebbe optato per alcuni interventi chirurgici, per assecondare le pressioni delle case produttrici di protesi che, in cambio, avrebbero pagato all’indagato vacanze, pubblicazioni e convegni. Durante l’inchiesta è invece caduta l’accusa di turbativa d’asta che gli era in origine addebitata.
All’inizio dell’inchiesta, l’ortopedico arrestato era finito nel mirino degli inquirenti “solo” per corruzione e turbativa d’asta. Le intercettazioni svolte durante l’inchiesta, tuttavia, avevano rivelato altri e forse più inquietanti comportamenti di cui il chirurgo si sarebbe reso responsabile, come nell’ormai tristemente emblematica telefonata durante la quale dichiarava di aver rotto un femore a un’anziana “per allenarsi”.
Nella memoria difensiva depositata dall’avvocato Ivana Anomali che difende il chirurgo ortopedico, il medico aveva spiegato di non avere rotto “apposta il femore per allenarmi, ma si è rotto nell’impiantare la protesi. Il verbo allenarmi era goliardico. In realtà stavo perfezionando la tecnica operatoria sulla via d’accesso, per poter operare al meglio le pazienti, previa valutazione sulle indicazioni corrette”.
Una difesa che non è stata sufficiente a far cadere l’accusa di lesioni, di cui ora il chirurgo ortopedico arrestato dovrà rispondere, pur essendosi sempre dichiarato innocente. 
 
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