Una sentenza del Tribunale di Vicenza ha fornito ulteriori specifiche in merito alla responsabilità medica del dentista in caso di inadempimento

Quando, in caso di responsabilità medica del dentista per inadempimento, scatta il risarcimento?
A questa domanda ha risposto una sentenza del Tribunale di Vicenza, seconda sez. civile, n. 977 del 10 marzo 2017.
Una paziente, fidandosi del proprio dentista, aveva deciso di affidarsi a lui per delle cure odontoiatriche di cui necessitava. Purtroppo, però, i trattamenti cui la donna si è sottoposta si sono rivelati inadeguati alla sua patologia.
Ne è conseguito, dunque, che la prestazione medica finale – oltre a essere non all’altezza degli standard qualitativi richiesti – ha provocato danni ulteriori.
Da qui la paziente ha deciso di andare in causa per provare la responsabilità medica del dentista. Ma veniamo ai fatti.
Nel caso di specie, la signora si era rivolta all’odontoiatra per sottoporsi ad alcuni interventi di riabilitazione protesica, trattamenti conservativi ed endodontici.
Dopo un certo periodo però, l’interessata aveva perso una capsula e cominciato ad avvertire dolori nella cavità orale.
A quel punto la donna ha deciso di rivolgersi a un altro specialista, che ha evidenziato non solo delle importanti infiammazioni gengivali, ma soprattutto che il lavoro svolto dal precedente dentista per le cure canalari non rispettava gli usuali standard.
Per porre rimedio al danno cagionatole dal primo dentista, la paziente si è sottoposta a nuove cure per risolvere i problemi, spendendo anche una cospicua somma.

A causa però dell’intervento maldestro del precedente dentista, la paziente ha riportato danni consistenti in termini funzionali, estetici ed esistenziali.

Alla luce di questa circostanze, la donna ha intentato la causa per accertare responsabilità medica del dentista per inadempimento e ottenere un risarcimento del danno. La sua domanda viene accolta dal Tribunale di Vicenza (sentenza n. 977/2017), in quanto la prova del danno viene fornita mediante un’accurata relazione del c.t.u.
La paziente ha quindi potuto dimostrare in causa la responsabilità medica del dentista, attraverso la prova dell’esistenza del rapporto professionale (contratto) e dell’inadempimento in funzione della specifica prestazione professionale dedotta in giudizio.
In particolare, all’esito dell’istruttoria, la paziente ha dimostrato di aver dovuto affrontare un intervento di ricementificazione della capsula caduta causata a sua volta dalle corone debordanti dalle cure canalari. Cure che, come evidenziato, non rispettavano gli standard medi di qualità.
Il dentista, dal canto suo, non è stato in grado di dimostrare di aver adempiuto al proprio onere probatorio circa i fatti esimenti dalla responsabilità professionale.
Il c.t.u. inoltre, ha spiegato in modo chiaro che molte delle prestazioni eseguite dal dentista sono state effettuate in modo maldestro, in spregio dei dettami della leges artis vigenti.

Oltre a questo, il c.t.u. ha evidenziato come queste prestazioni svolte non a regola d’arte, erano particolarmente semplici.

A causa della scorretta esecuzione della prestazione medica, la paziente si è dovuta sottoporre a successivi -e costosi – trattamenti riabilitativi.
Stanti queste circostanze e valutato il danno, accertato in causa, il Tribunale lo ha quantificato e stabilito che la paziente dovesse essere risarcita.
La sentenza in oggetto, inoltre, si inserisce nell’orientamento della Suprema Corte in materia.
I giudici di Cassazione, infatti, hanno stabilito che quando il professionista esegue degli interventi di routine o comunque non particolarmente complessi, per esimersi dalla responsabilità medica deve essere in grado di provare l’eventuale particolare complessità in concreto della prestazione eseguita (cfr., ex multis, Cass. n. 14109/2011; Cass. n. 15993/2011).
 
 
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1 commento

  1. LESIONE NERVO MANDIBOLARE IN CLINICA ODONTOIATRICA DI ZAGABRIA
    I fatti:
    visita con relativi preventivi Ott.2014
    14.01.2015 estrazione di alcuni incisivi inferiori, molto mobili e, principalmente, la collocazione di un impianto dentale; vengono forniti antidolorifici ed antibiotici
    15.01 visita di controllo: il dott. Bago dice che è tutto ok; (protesi provvisoria strorta con “gradino“ verso l’esterno; mi assicura che quella definitiva sarà corretta e, soprattutto, l’assoluta mancanza di sensibilità alla bocca (anche per questo mi rassicura dicendo che è un “effetto prolungato dell’anestesia“ (dopo 24 ore?) che passerà nelle ore successive.
    16.01 ritorno in clinica lamentando ancora la mancanza di sensibilità; questa volta ammette che qualcosa non è andato per il verso giusto ma che tutto si risolverà nel giro di qualche settimana o, al massimo, di qualche mese perchè lui è “sicuro dell’integrità del nervo e che la prolungata insensibilità alla bocca è stata provocata da un piccolo coagulo di sangue sul nervo che sta tardando ad essere riassorbito“ (?) e, ancora, che la protesi definitiva sarà corretta e perfettamente collocata.
    Rientro in Italia ma il dolore alla bocca è insopportabile e, al cessare dell’effetto di anti infiammatori e anti dolorifici, la bocca diventa un vulcano in fiamme.
    Ritorno a Zagabria 19.01 pretendendo una TAC che FINALMENTE mi viene concessa, presso una struttura privata esterna alla clinica. Il dott. Bago mi mostra, sullo schermo di un computer, alcuni fotogrammi della TAC appena fatta (che ovviamente a me non dicono assolutamente nulla) e cerca di rassicurarmi che tutto è a posto e che la situazione si risolverà nell’arco massimo di sei mesi (???) e che, ovviamente, il programma sarà rispettato con la collocazione della protesi definitiva nel mese di Marzo (???).
    A questo punto mi rendo conto di essere caduto nelle mani sbagliate; più che medici sembrano dei malfattori, truffaldini capaci di negare anche l’evidenza più assoluta.
    Rientro immediatamente in Italia e, su suggerimento di un avvocato mio amico, chiedo che la clinica mi rilasci una dichiarazione scritta circa le affermazioni del Bago relativamente alla mia situazione clinica; tale dichiarazione, firmata ma senza data, circa l’integrità del nervo e del canale mandibolare mi viene inviata via mail in data 22.01.2015.
    In data 27.01.2015 mi sottopongo ad una DETAL SCAN e, il giorno 11.02.2015, ad una visita presso l’unità di chirurgia maxillo facciale dell’ospedale Civico di Palermo dove mi viene prescritto un trattamento farmacologico a base di cortisone ma mi vengono prospettate quasi a zero le possibilità di recupero del nervo.
    Non ancora del tutto rassegnato, consulto anche il primario del reparto di Odontostomatologia del Policlinico Paolo Giaccone di Palermo Dott. Nicola Mauceri (in data 19.03 e 25.03 2015) che mi prescrive ancora un trattamento farmacologico nel disperato tentativo di cercare di “risvegliare qualcosa“. Ovviamente nessun risultato.
    Nel periodo Marzo/Aprile vengo più volte contattato dalla clinica che ha urgenza di fissare un appuntamento per completare il lavoro senza vanificare quanto fino ad allora fatto (vanificare cosa?). Ribadisco con forza che anche se accettassi di completare il trattamento lo farei senza alcun ulteriore esborso di denaro e che vrei saldato quanto in preventivo SOLTANTO UNA VOLTA RIACQUISITA LA PERDUTA SENSIBILITA’. Si dicono dispiaciuti per l’accaduto, e d’accordo sulla mia proposta di rinviare il pagamento a saldo, per cui fissiamo un nuovo appuntamento per il 27 Aprile.
    Arrivo a Zagabria, in auto, Domenica 26 Aprile. Mirela, la ragazza dipendente della clinica che fa da interprete, mi consegna la chiave di un piccolo appartamento ubicato nelle vicinanze della clinica, datomi in uso gratuito, e mi indica il posta auto all’aperto a me riservato.
    Lunedì 27 Aprile alle 9,00 visita (sempre con il dott. Bago), prova della protesi definitiva (sbagliata esattamente come quella provvisoria e da sistemare) e inizio devitalizzazioni.
    Martedì 28 Aprile, devitalizzazione dente del giudizio (dott.ssa Ivana Golubic Bago).
    Mercoledì 29 Aprile, prova della protesi definitiva (esattamente difettosa come prima – mai pensato di sistemarla) e devitalizzazione di altri denti, sempre da parte della Ivana Golubic Bago che, ad un certo punto, dopo uno sguardo d’intesa con la ragazza assistente di poltrona, mi toccava con il bisturi un nervo scoperto integro, ovviamente diverso da quello danneggiato, provocandomi un dolore fortissimo che quasi mi causava la perdita dei sensi; ciò allo scopo di giustificare il successivo cambio di programma, con la richiesta di pagamento del saldo PERCHE’ IL NERVO RISPONDEVA AGLI STIMOLI QUINDI ERA IN FASE DI GUARIGIONE (??).
    Sempre Mirela, mi chiamava in disparte e mi comunicava che per decisione della direzione della clinica dovevo pagare anticipatamente il saldo di contratto in quanto il nervo era, per loro, in via di guarigione. Ovviamente protestavo con forza. Dai discorsi in lingua croata tra vari soggetti della clinica (alcuni assolutamente di aspetto poco raccomandabile) mi è sembrato di capire che stessero parlando di “auto“, il che mi ha fatto preoccupare per l’integrità della mia BMW già oggetto di un atto poco piacevole (non so se di intimidazione, di avvertimento o di semplice vandalismo) per cui, allarmato da ciò, mi sono mostrato possibilista rinviando al giorno successivo la mia decisione definitiva.
    Ovviamente, all’alba del giorno dopo (Giovedì 30 Aprile) ho liberato l’appartamento e aspettato l’apertura della clinica e l’arrivo dei primi dipendenti per consegnare le chiavi dell’appartamento e partire a razzo. Ho bloccato Mirela per strada e le ho consegnato le chiavi manifestando la mia grande delusione nonchè il disgusto per tutta la sceneggiata messa in atto al fine di farmi tornare a Zagabria. Mirela mi ha chiesto, a titolo personale, di seguirla all’interno della struttura per cercare di aggiustare la situazione, cosa che ho fatto, mio malgrado, per una forma di rispetto verso la ragazza stessa. All’interno della clinica hanno messo in atto una specie di penosa (e vergognosa) trattativa tipo “Vu Cumprà“ offrendomi di collocare la protesi definitiva – peraltro sempre difettosa – dietro pagamento di “qualsiasi somma di cui io disponessi al momento“. Ovviamente ho rifiutato categoricamente e sono andato via.
    Al mio ritorno in Italia mi è stato suggerito di consultare un altro bravo professionista, il Dott. Lorenzo Enia che opera a Partinico (PA) in collaborazione con un bravissimo chirurgo specialista in microchirurgia odontoiatrica di Roma, il Dott. Ugo Graziani. Entrambi i professionisti, dopo vari approfonditi esami radiologici, accertavano la “mancanza di sensibilità dell’emiarcata labiale destra e l’invasione dell’area di passaggio del nervo alveolare con lesione dello stesso nervo per azione di taglio o di compressione“ e convenivano che l’unica “speranza“ – non certezza – di recupero della sensibilità del nervo era legata alla rimozione dell’impianto.
    Non avendo alcuna alternativa, decidevo di sottopormi ad intervento chirurgico per la rimozione dell’impianto che veniva effettuato dal Dott. Graziani con la collaborazione del Dott. Enia nello studio dello stesso Dott. Enia in data 2 Ottobre 2015. Seguiva cura farmacologica fino al 10 Ottobre quando ritornavo a Partinico per la visita di controllo e la rimozione dei punti di sutura.
    Nel frattempo le spese per farmaci, esami e indagini, visite specialistiche, viaggi ecc., prescindendo dalle giornate lavorative perse e dalla menomazione che mi ha cambiato la vita, diventavano abbastanza consistenti, per cui chiedevo alla dirigenza della clinica se fossero assicurati per far fronte ai risarcimenti del caso.
    Mi venivano richiesti gli esami radiologici post intervento (quasi non si fidassero di quanto da me sostenuto) che ho mandato sempre via email, ma anzichè dimostrare disponibilità hanno continuato con le meschine insinuazioni di cui si è già detto, proponendomi l’invio della protesi (sempre quella difettosa fin dall’inizio) a titolo gratuito e il rimborso delle spese di impianto dietro riconsegna dell’impianto rimosso (molto probabilmente non si tratta di un impianto Strauman – come riportato nel preventivo – quindi la riconsegna mi è sembrata più un tentativo di fare sparire una prova della loro disonestà). Ovviamente ho rifiutato.
    Ho ricominciato le cure dentali ripartendo da zero e con la menomazione ormai “ permanente“ che ha reso ancora più complicati gli interventi successivi e contattato un legale per citare in giudizio la clinica, supportato da una perizia medico legale che certificava lo stato delle cose. Ad oggi non è stata avviata alcuna procedura ma è pronta, ed in mio possesso, tutta la documentazione a sostegno della mia causa.
    In fede
    ( Ing. Giuseppe DAMANTI )

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