Una Ausl ha proposto 600 mila euro di risarcimento ai familiari di un uomo sparito in ospedale e trovato morto 3 anni dopo in un’ala della struttura

Seicentomila euro sono la cifra proposta dalla Ausl di Modena alla famiglia di Pino Zanoli, sparito in ospedale e trovato morto 3 anni dopo proprio in un’ala del nosocomio di Baggiovara.

In effetti, tutto lascia pensare che il cadavere ritrovato appartenga all’uomo, sparito in circostanze mai chiarite durante il ricovero, nella notte tra il 30 e il 31 dicembre 2011.

Di lui non si era più saputo nulla, e così la procura archiviò le indagini.

Un investigatore dell’Ausl dopo 34 mesi ha individuato un cadavere, e con tutta evidenza sarebbe Zanoli.

Stanti queste circostanze, ai familiari di Primo Zanoli, sparito in ospedale e trovato morto 3 anni dopo, la Ausl ha offerto 600 mila euro per chiudere la transazione. Il tutto prima del termine del processo civile.

La famiglia, assistita dagli avvocati Alfredo Zucchi e Lorenzo Muracchini, ha accettato la somma che chiude in via stragiudiziale il contenzioso civile su uno dei casi più gravi capitati in un ospedale modenese.

Il caso, gravissimo, aveva visto il pm Luca Guerzoni chiedere per due volte l’archiviazione, alla fine ottenendo il benestare dal giudice, nonostante le insistenze dei familiari per accertare se c’erano responsabilità.

E in campo civilistico precise responsabilità sono state indicate. La decisione dell’assicurazione dell’Ausl di Modena, competente per l’ospedale di Baggiovara, arriva dopo la consulenza tecnica presentata dal dottor Luca Pieraccini su incarico del giudice.

Il medico legale ha infatti sottolineato gravi carenze nelle cure e la mancanza di assistenza psichiatrica per un 64enne che doveva essere sedato dopo l’intervento subito.

Zanoli, infatti, era ricoverato a Neurochirurgia ma proveniva dalla Rianimazione. Da quel reparto era arrivato con forti picchi di pressione. Questi gli causavano un’agitazione tale da spingerlo a muoversi, nonostante le precarie condizioni di salute. E, a quanto pare, non è stato sorvegliato a sufficienza.

Nella perizia, inoltre, risulta che il sedativo adottato dai medici che lo seguivano, il Talofen, non dava risultati adeguati alla situazione.

Al punto che pochi giorni prima della tragedia, Zanoli appariva tranquillo nonostante le cartelle cliniche. Ma subito dopo era stato sottoposto a mezzi di contenzione per impedirgli di scendere dal letto ospedaliero.

Secondo il perito “appare difficilmente comprensibile” che non sia stato adottato un tipo di sedativo adeguato al caso. Inoltre, nessuno ha pensato di sottoporlo a una visita psichiatrica per capire il suo problema di agitazione. La notte della sua scomparsa, alle 21 gli avevano messo le sponde al letto e all’1.30 tra il 30 e il 31, la notte della tragedia, gli hanno somministrato ancora il Talofen.

Il 64enne, purtroppo, si alzò dal letto per sparire nel nulla. L’uomo si era allontanato per poi precipitare per una decina di metri dal secondo piano dello stabile. Una volta sul fondo si era trascinato e rannicchiato in un angolo per proteggersi, per poi morire di stenti e di freddo.

Un anno e mezzo dopo venne trovato mummificato e con una gamba rotta in fondo alla tromba per un ascensore nell’ala sopra le camere ardenti.

Le ricerche iniziali non avevano dato alcun esito, mentre fu l’agenzia investigativa privata Sheridan a trovare il corpo.

Quanto alle indagini del pm Guerzoni, queste hanno puntato sul geometra responsabile per l’Ausl dell’ala. Una zona dell’edificio mai del tutto conclusa, chiusa al pubblico, dove da anni era aperto un cantiere.

L’inchiesta finì allora con una richiesta di archiviazione. A questa si opposero i familiari, tramite l’avvocato Muracchini. Il gip ordinò di proseguire le indagini, terminate nel marzo 2017 senza novità e con una seconda richiesta di archiviazione, poi accolta.

Una vicenda raccapricciante, quella di Zanoli, sparito in ospedale e trovato morto 3 anni dopo, cui solo oggi si è giunti a una conclusione.

Una conclusione che, però, non potrà restituire l’uomo ai suoi cari.

 

 

 

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