Vi presento un Dio: un giudice che sa leggere nel cuore di chi giudica, di chi soffre e di chi ha la vita rovinata. Grazie di esistere!

Vi sembra ironia? No, sono delle personali deduzioni sulla sentenza 330/2022 del Tribunale di Pavia.

Una sintesi delle conclusioni che non si condividono:

“… In tema di sinistro stradale il risarcimento del danno parentale ai genitori della vittima deve essere liquidato in misura pari al valore medio delle tabelle milanesi laddove il godimento del rapporto parentale è stato pregiudicato in modo assoluto e irrimediabile ma solo per un periodo di tempo ridotto coerentemente con l’aspettativa di vita dei genitori, i quali hanno peraltro ulteriori figli, risultando la presenza di altri discendenti elemento che, sebbene non sufficiente a mitigare la tragicità dell’evento, indubbiamente idoneo ad alleviare , almeno nel medio-lungo periodo, il dolore della perdita”.

Ed ancora:

“… In relazione  ai  fratelli,  viceversa,  in  via  equitativa  si  riconosce risarcitorio compreso tra il minimo e il medio : sia  AF sia G F infatti usciti dal nucleo famigliare; quest’ultimo risiede a Venezia; le circostanze dedotte  (frequenti telefonate, visite due volte al mese, per  A e una volta al mese per G festeggiamenti comune a Natale e Pasqua) denotano un rapporto parentale caratterizzato da affectio ma indubbiamente ridotto e circoscritto dalle mutate condizioni di vita; a questo proposito  si  distingue altresì  la  posizione  di   A,  comunque residente a  Milano,  da G:, residente a Venezia e il cui rapporto si era ulteriormente ridotto…”.

E allora confermo: vi presento un Dio!

Lui, il giudice Dio, che vede nel cuore delle parti in causa, decide che la sofferenza per la perdita di un figlio in una età “matura” vada ridotta perchè vivranno di meno di un giovane. Ciò significa che il danno morale da perdita del congiunto è tempo correlata, nella sua intensità, nella sua intimità, nella sua peculiarità sentimentale, nel legame differente per ogni soggetto.

Insomma è come stare al mercato della frutta e vendere il sentimento in grammi o kg. Senza pensare però che tale dolore può condurre, per esempio, ad una depressione, ad un ritiro sociale, ad un abbassamento delle difese immunitarie ed ad una morte anticipata conseguenza del lutto non metabolizzato.

L’assurdità della discrezionalità del Giudice DIO diventa anche eccessiva quando si afferma che un fratello non convivente soffra con intensità minore rispetto ad un altro non convivente che vede SOLO due volte al mese il congiunto deducendo, quindi, una sofferenza di intensità e durata ridotte (strano che non l’abbia detto).

Ma allora perchè non ha pensato che le due visite al mese erano solo per vedere i genitori e non il fratello defunto col quale forse non andava d’accordo e, quindi, azzerare il risarcimento?

Mi verrebbe da dire: ma leggere queste riflessioni (o, meglio, sentenze) non è come partecipare ad una guerra emotiva?

Meditate gente e …vedrete la deriva dell’umanità e della ragionevolezza!

dr. Carmelo Galipò

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