Tre infermiere e un medico erano accusati di violenza privata per aver insultato e picchiato una giovane paziente 

Erano finiti a giudizio per violenza privata. Secondo il Pubblico ministro, che ne aveva chiesto la condanna, avevano tormentato, insultato e picchiato senza motivo una giovane paziente. Ma il Giudice, nelle scorse ore, ha stabilito che “il fatto non sussiste”.

Si conclude dunque con un’assoluzione il procedimento giudiziario che ha coinvolto tre infermiere e un medico  del reparto psichiatrico del nosocomio Fatebenefratelli di Milano.

Una vicenda che, come riporta il Giornale, si apre nel novembre del 2015, quando una ragazza viene portata in ospedale in piena “crisi pantoclastica”. Si tratta di un impulso morboso indirizzato a rompere qualsiasi oggetto si trovi nell’ambiente circostante..

“Agitata, molto aggressiva, graffia, rifiuta le terapie”. E’ quanto riporta la cartella clinica della paziente, che per cinque volte viene legata al letto, nel primo caso per ben venti ore consecutive.

Il sistema di contenzione al letto per i pazienti psichici è ammesso dalle linee guida quando non vi è altro modo per contenerne la furia. La giovane viene anche sedata per tre volte e la crisi si attenua.

A cinque giorni dal ricovero, tuttavia, la madre della ragazza riceve un messaggio dalla compagna di stanza della figlia, la quale le dice di doverle raccontare una cosa.

La vicina di letto riferisce alla signora  che la ragazza di notte sarebbe stata aggredita dal personale, spinta a terra e presa a schiaffi.

Ne scaturisce una denuncia e l’apertura di un’inchiesta, con l’iscrizione nel libro degli indagati e il successivo rinvio a giudizio dei quattro sanitari. Nel dibattimento, tuttavia, la difesa riesce a dimostrare che i segni sul volto della paziente non sono  attribuibili ai presunti schiaffi ricevuti. Vanno ricollegati, invece, alla cinghia della sua borsetta.

Contro i medici rimane solamente la testimonianza della compagna di stanza, che peraltro si rivela lacunosa e contraddittoria. Nonostante le richieste di condanna avanzate dal Pm – un anno e due mesi per il medico e fra i tre e i nove mesi per le infermiere –  il Tribunale ha quindi ritenuto di assolvere con formula piena gli imputati.

 

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