Due nuovi gruppi di ricerca hanno individuato elevata concentrazione del virus Zika nel tessuto cerebrale dei feti con microcefalia. «Responsabile Civile» ha chiesto il parere di Massimo Delfino Specialista in Medicina Interna e Malattie Infettive dell’Università La Sapienza

Mentre l’Oms spiega che la certezza si potrà avere solo entro qualche mese, sembra stringersi sempre di più il legame tra virus Zika e microcefalie. Due nuovi gruppi di ricerca, infatti, hanno individuato una concentrazione elevata del virus Zika nel tessuto cerebrale dei feti con microcefalia.

Il primo fa capo al Centro universitario di Lubiana in Slovenia per anomalie fetali: Jernej Mlakar e colleghi hanno pubblicato sul New England Journal of Medicine un case report che fa riferimento a una gestante italiana venticinquenne che aveva lavorato come volontaria nel nord-est del Brasile e che si era presentata lo scorso ottobre presso il loro centro. Alla 28ma settimana di gestazione (dopo aver sviluppato febbre alta e dolori muscoloscheletrici all’incirca alla 13ma settimana) una ecografia aveva permesso di rilevare la presenza di anomalie fetali con calcificazioni cerebrali e microcefalia. Dopo l’interruzione di gravidanza decisa dalla donna, l’analisi dei tessuti fetali ha permesso di riscontrare elevate quantità di virus Zika.

Segnalazioni analoghe sono state pubblicate anche Mmwr, Morbidity and Mortality Week Report, dai ricercatori dei CDC, Centers for Disesase Control americani, coordinati da Sherif Zaki del Centro malattie arbovirali. In questo caso, lo studio aveva interessato quattro casi registrati in Brasile.

Al momento, spiega a «Responsabile Civile» il prof. Massimo Delfino, Specialista in Medicina Interna e Malattie Infettive dell’Università La Sapienza, «C’è un forte sospetto e una correlazione statistica: in molti casi di malformazioni fetali c’è il sospetto che la paziente abbia contratto il virus Zika. Il problema è complicato, però, perché i test diagnostici sull’aver contratto la Zika sono assai rudimentali e la malattia di per sé è simile alla rosolia, cioè dà pochi sintomi nei soggetti, anche se poi gli effetti sono devastanti. In più il virus si confonde con altre malattie, tipo la Dengue. Ma mentre la Dengue è abbastanza codificata e dà sintomi molto più evidenti dell’influenza, la Zika dà dei sintomi abbastanza simili a quelli influenzali».

Solo segnalazioni epidosiche, invece, quelle riguardanti una possibile trasmissione per via sessuale.

E sul fronte del vaccino, a che punto siamo? «Qualcuno ha detto che lo studio è abbastanza avanti» ci spiega ancora Delfino, che poi esprime un po’ di scetticismo al riguardo: «Zika, febbre gialla e dengue fanno parte di una stessa famiglia. Mentre il vaccino per la febbre gialla già esiste, quello per la Dengue no: Zika somiglia alla Dengue e io sono un po’ scettico sul fatto che si possa trovare un vaccino a rapido giro di posta».

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