Per la ricerca Censis-Aima i primi a pagare il conto sono i familiari: a loro carico le spese per l’assistenza, e anche rischi per la salute

Seicentomila in tutta Italia e destinati ad aumentare a causa dell’invecchiamento della popolazione. È questo il numero di malati di Alzheimer nel nostro paese, secondo quanto emerge dalla ricerca realizzata dal Censis con l’Aima (Associazione italiana malattia di Alzheimer), con il contributo di Lilly, che ha analizzato l’evoluzione negli ultimi sedici anni della condizione dei malati e delle loro famiglie.

Dallo studio è emerso come il 18% dei malati vive da solo, con una badante, per un totale di più di 11 miliardi di euro in costi diretti per l’assistenza (il 73% risulta a carico delle famiglie). L’attività di cura, infatti, risulta essere sempre più informale e privata: basti pensare che nella metà dei casi è in capo ai figli.

E, attenzione, questo dato è significativo perché, in base a quanto emerge dalla ricerca, malati e caregiver invecchiano insieme: se l’età media dei malati di Alzheimer è di 78,8 anni, i caregiver hanno un’età media di 59,2 anni. E l’impegno è importante: un caregiver, secondo la ricerca Censis dedica al malato 4,4 ore al giorno di assistenza diretta e 10,8 ore di sorveglianza. Gli effetti sono pesanti sulla salute e il dato è particolarmente pesante per quel che riguarda le donne: l’80,3% accusa stanchezza, il 63,2% non dorme a sufficienza, il 45,3% afferma di soffrire di depressione, il 26,1% si ammala spesso.

Una situazione, quella dei caregiver, che il Coordinamento Nazionale Famiglie Disabili ha già più volte sottolineato, anche a «Responsabile Civile», invocando un’attenzione maggiore anche da parte del mondo della politica.

«Oggi l’obiettivo di una cura efficace per i malati di Alzheimer sembra essere più vicino, ma è importante che, oltre al frenetico lavoro degli scienziati, anche i sistemi sanitari e la società in generale riflettano su quale sia un possibile modello di gestione della patologia e delle sue ricadute socio-sanitarie» ha spiegato  Eric Baclet, Presidente e Ad di Lilly Italia. «Siamo certi che, di fronte ai dati epidemiologici e all’impatto socio-economico di questa patologia, solo attuando uno sforzo sinergico tra tutti gli attori potremo trovare una strategia di azioni sostenibili, volte a migliorare la qualità di vita dei pazienti e dei loro caregiver: dalla prevenzione alla diagnosi certa, dai trattamenti farmacologi al percorso assistenziale adeguato ai bisogni», ha concluso Baclet.

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