Raggiunto un accordo transattivo tra la struttura sanitaria e la paziente, che aveva contratto una infezione nosocomiale in seguito a un intervento chirurgico di laparoisterectomia totale; decisiva la consulenza tecnica di parte che ha evidenziato la non corretta gestione della prevenzione delle infezioni
Era stata sottoposta nel marzo del 2018 a una laparoisterectomia totale con annessiectomia bilaterale a causa di una fibromatosi uterina. L’operazione, eseguita in una struttura sanitaria di Roma, era perfettamente riuscita e la paziente, 56enne della provincia di Latina, era stata dimessa.
Pochi giorni dopo il rientro a casa, tuttavia, aveva cominciato ad accusare febbre alta. Al persistere del malessere, nonostante una terapia a base di tachipirina e antibiotici, la donna si era recata, su consiglio del proprio medico curante, in pronto soccorso presso lo stesso ospedale in cui era stata operata, dove era stata nuovamente ricoverata per altri sette giorni a causa di una infezione della ferita.
Una volta risolto il problema grazie anche all’assunzione di antibiotici e a una serie di medicazioni presso l’ambulatorio dell’ospedale, la paziente – come riporta il Messaggero – aveva deciso di denunciare l’accaduto chiedendo il risarcimento del danno subito.
La donna ha presentato una consulenza tecnica di parte da cui emergerebbe come non sia stata praticata presso la struttura sanitaria una corretta gestione in relazione alla prevenzione delle infezioni, mentre il trattamento medico risulterebbe essere stato eseguito in totale conformità alle regole.
La vicenda si è conclusa con un accordo transattivo davanti al Tribunale civile di Roma che ha posto fine l’iter processuale. Alla paziente l’Azienda sanitaria avrebbe riconosciuto una somma pari a 4.264 euro.
Se sei stato/a vittima di un sinistro stradale e vuoi ottenere, in breve tempo, il risarcimento dei danni fisici subiti o dei danni da morte di un familiare, clicca qui
Leggi anche:
Trauma cranio-facciale da sinistro stradale e personalizzazione del danno
